Le automobili sono in parziale strabiliante evoluzione.
Chi legge questa frase potrebbe pensare che è stata scritta da un folle, nel senso che o l’evoluzione è parziale o è strabiliante: diciamo che una cosa generalmente esclude l’altra.
Invece per quello che riguarda l’auto le cose stanno proprio in questo modo e vediamo il perché.
In tutti i settori industriali, nessuno escluso, una delle componenti che si evolve spesso in modo più radicale è l’hardware: se pensiamo per esempio ai cellulari capiamo subito quello di cui stiamo parlando, visto che oggi non riusciamo nemmeno più a concepirlo, un telefonino di vecchia generazione. Pensiamo per esempio anche all’edilizia: le case mantengono la stessa forma ma cambiano profondamente nella loro essenza, diventando sempre più eco friendly se non addirittura passive, ovvero case in grado di NON assorbire energia dal sistema che le circonda.
L’hardware cambia. Sempre. Per le auto no.
Già a fine ‘800 nascevano in Europa e America le prime fabbriche di automobili, il che ci porta a pensare che da almeno 150anni, il motore termico sia al centro del sistema di locomozione più usato sul pianeta. Pistoni uber alles.
Il motore è cambiato certo, ma è e rimane molto simile a se stesso, diventa più ecologico ma non ecologico, diventa meno inquinante ma non non-inquinante e brucia sempre – sostanzialmente – del petrolio.
Ma allora in cosa son cambiate le auto? Sono cambiate dentro, nell’accoglienza ai chili di carne viva che dovranno portare in giro con loro. Quindi sono nati i sistemi di sicurezza passiva, l’autoradio, il servosterzo, il cambio automatico, l’aria condizionata. Tutte cose spinte ed alimentate dal motore che da 150 anni funziona allo stesso modo.
Oggi arrivano anche sul mercato moltissime auto connesse a Internet, con delle funzionalità del tutto impensabili fino a pochi anni fa.
“La vettura, secondo gli esperti di Intel, è oggi già il terzo dispositivo collegato a Internet in più rapida crescita tecnologica dopo i telefoni e i tablet. E ce ne sono tutte le ragioni. Non è da oggi che si discute dei numerosi vantaggi che potrebbe aggiungere alla guida e al traffico un uso intelligente delle nuove tecnologie. Un’automobile connessa può sfruttare app che segnalano i distributori di benzina più convenienti.
Sul fronte della sicurezza, la Rete potrebbe segnalare veicoli nelle vicinanze, fornire immagini dall’alto delle strade per trovare parcheggio, consentire l’acquisto di coupon o di offerte in ristoranti e locali che si trovano nella zona in cui stiamo circolando. E stiamo parlando di strumenti già disponibili.”
Se queste informazioni ci proiettano con la fantasia in un mondo migliore e più sicuro, altre invece aprono scenari pruriginosi e decisamente fuori dagli schemi: Audi, ad esempio, ha integrato funzionalità da tablet nel parabrezza, dove si potranno usare le dita o la voce per caricare video da YouTube, navigare su Twitter e molto altro, ma senza distogliere l’attenzione dalla guida.
Ora, già il fatto di vedere delle persone che cacciano delle ditate nel parabrezza per fare un retweet o un like è una cosa che mi manda al manicomio, poi il pensare che uno mentre guida si guarda un video su YouTube proprio mi sconcerta.
Ma non solo: una delle mode più “strane” degli ultimi mesi vede ragazzine giovani ed in erba, ritrarsi in foto osé sui principali social network “visuali” come Instagram o Pinterest ad esempio.
Ecco, se state andando al lavoro mentre sfogliate la vostra timeline di Instagram e vi salta fuori una cosa di questo tipo, siete sicuri di riuscire a ripuntare lo sguardo alla strada?
E per le signore, vista la quantità immane di spalle larghe, tartarughe e bicipiti presenti in Rete, siete sicure che poi riprendete a piantare gli occhi sulla targa della macchina di fronte a voi, per mantenere la distanza di sicurezza?
Il punto è questo: fino a quando le macchine non saranno in grado di “guidarsi da sole”, è bene che non vi siano troppe lucine, video, social, cosce e pettorali in vista, dove ci dovrebbe essere solo una linea continua dietro ad un vetro trasparente.