Le auto elettriche faticano a prender piede (non solo in Italia), ma c’è chi pensa che il problema di questi mancati risultati derivino probabilmente dalle forme e dai metodi di ricarica delle batterie.
Sfruttando il principio che si utilizza per alcuni strumenti tecnologici, come ad esempio alcuni smartphone, il governo americano studia la possibilità di ricarica induttiva per le auto elettriche, cioè senza la necessità di collegare l’auto alla presa di corrente, ma semplicemente appoggiandosi su una superficie.
Le auto elettriche e la ricarica induttiva
Il principio deriva dall’elettrofisica e potrebbe essere esteso proprio alle auto in ampia scala, senza quindi l’utilizza del “plugin”. La ricarica senza fili prevede l’utilizzo di un induttore posto anche sotto di una superficie (come ad esempio l’asfalto) che va a creare un campo magnetico che a sua volta induce una corrente nel ricevitore installato nel veicolo e collegato alla batteria.
Basterà quindi parcheggiare sopra ad un’area adeguatamente predisposta come descritto e l’auto si ricaricherà, sia in ambiente aperto, sia in ambiente chiuso, indipendentemente dal fatto che la superficie sia asciutta o umida. Siccome uno dei principali problemi delle auto elettriche è la scarsa autonomia (arrivano oggi al massimo a 300 km in rari casi), l’idea sarebbe quella di sfruttare tale principio mentre si viaggia, magari nascondendo nell’asfalto il materiale induttore cosicché durante il viaggio l’auto elettrica potrà beneficiare della ricarica, prolungando di fatto la percorrenza e l’autonomia.
Come funzionerà la ricarica induttiva?
Prototipi di sistemi di ricarica induttivi pare possano garantire una ricarica completa in 2,5 ore, al pari più o meno delle cosiddette colonnine fast-charge. Grazie ad un lungo lavoro di studio da parte dei maggiori laboratori di ricerca del dipartimento dell’Energia del governo americano si è potuto raggiungere questo traguardo, grazie ad un accoppiata induttore-ricevitore capace di ottimizzare al massimo l’energia ricevuto limitando molto le dispersioni, con un’efficienza del 90%.
Auto elettriche a ricarica induttiva: chi sostiene l’iniziativa?
Del progetto fanno parte, almeno in termini di sostegno all’iniziativa, anche aziende come Toyota, Cisco Systems e la Clemson University. Grazie a loro i ricercatori sono già in fase avanzata e stanno per passare ad un ulteriore sviluppo, che riguarderà più che altro la potenza da trasmettere e la capacità del ricevitore di riceverla e di non disperderla. Starebbero lavorando su ricevitori capaci di trasmettere circa 50 kW, al pari delle classiche colonnine.
Differente è il discorso inerente la “ricarica dinamica”, ossia quella che si genererebbe durante la marcia del veicolo. L’azienda americana Qualcomm sta portando avanti il progetto, sfruttando le competenze tecnologiche ed elettroniche, ma i tempi sarebbero ancora lunghi: si parla infatti di almeno un decennio per avere una tecnologia implementabile e affidabile. Prima invece potrebbero vedere la luce le piattaforme wireless, come spiegato sopra, le quali potrebbero trovar impiego già nel 2022.