Quando parliamo di Audi una delle prima parole che ci viene in mente è “innovazione”. La casa automobilistica tedesca ci ha infatti abituati ad una continua e costante ricerca di nuove soluzioni tecnologiche per lo sviluppo di un’esperienza di guida unica.
Ma questa parola non è frutto soltanto del lavoro portato avanti negli ultimi 20 anni, l’innovazione per Audi ha radici molto più profonde e gravita intorno alla figura del suo fondatore: l’ingegnere tedesco August Horch.
Audi: la nascita di un marchio
Nel 1899 l’ingegnere tedesco August Horch, considerato successivamente una delle figure più influenti nello sviluppo dell’automobile in Europa, fonda a Colonia la A. Horch & Cie, un’azienda specializzata in un primo momento nella riparazione delle automobili e successivamente nella progettazione e costruzione di autovetture nuove.
Le auto iniziavano a sostituire poco alla volta gli altri mezzi di trasporto e la tecnologia utilizzata era ovviamente agli albori, in questo contesto si è collocata la necessità di avviare aziende che potessero occuparsi di riparare e rimettere su strada funzionanti le automobili circolanti.
Ma ben presto molte delle aziende nate per questo scopo, forti dell’esperienza acquisita, hanno iniziato a diversificare l’attività virando verso la progettazione e la costruzione di autovetture nuove, una trasformazione molto delicata che necessitava, però, di un ulteriore step: investire in ricerca e sviluppo.
E, nel caso dell’azienda di August Horch, qui è cascato l’asino: i colleghi e soci di Horch hanno iniziato a non vedere più di buon occhio la sua personalità vulcanica ed innovativa che sviluppava nuove idee e soluzioni applicandole immediatamente sui nuovi modelli.
Questa sua indole lo ha fatto progressivamente escludere dal consiglio di amministrazione, risultato ottenuto anche grazie ai membri che non perdevano occasione di accusarlo delle eccessive spese sostenute dalla A. Horch & Cie nel settore ricerca e sviluppo.
E così, nel 1909, August Horch, per nulla intimorito o frustrato dalla situazione, lascia per sempre la casa automobilistica da lui fondata per dare vita ad un nuovo progetto nel quale sarebbero stati coinvolti anche alcuni amici e colleghi della sua prima azienda.
Da Horch ad Audi: la storia di un nome
Dopo pochi mesi dall’uscita di scena si mette in proprio e con lo spirito di iniziativa che da sempre lo contraddistingue fonda la ditta August Horch Automobilwerke GmbH, un nuovo stabilimento all’interno del quale iniziare a costruire le sue automobili.
Quello che doveva essere un nuovo inizio fatto di libertà e creatività diventa, fin da subito un incubo per via della causa legale che i vecchi soci intraprendono nei suoi confronti per l’utilizzo e lo sfruttamento del marchio registrato Horch.
Ad un primo momento di smarrimento segue una geniale intuizione avuta dal figlio decenne di un collega: tradurre il cognome in latino per ottenere una parola nuova da poter utilizzare come marchio.
La parola Horch in tedesco corrisponde all’imperativo del verbo “horchen” (ascoltare) che in latino è audire, il cui imperativo è “audi”: nasce così nel 1909 a Zwickau, in Sassonia, la Audi-Werke.
Audi: l’evoluzione durante le guerre mondiali
Lo spirito innovativo e pragmatico del fondatore si ritrova in modo preciso nelle Audi, le quali diventano ben presto tra le vetture preferite dai tedeschi, affascinati dalla loro robustezza ed affidabilità.
Il primo modello (saranno sempre contrassegnati dalle lettere dell’alfabeto) è la Typ A del 1910, sostituita l’anno successivo dalla Typ B e poi dalla Typ C, quest’ultima impiegata con ottimi risultati nel settore delle corse.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale la produzione automobilistica di Audi rimane praticamente invariata, ma cambiano i destinatari delle vetture, i vertici dell’Impero Tedesco diventano gli unici clienti dell’azienda con grande orgoglio di August Horch.
Nel successivo dopoguerra l’Audi ha la necessità, come tutte le altre aziende, di riuscire a passare indenne da questo periodo, compito che riesce alla perfezione grazie alla riproposizione dei modelli pre-bellici.
Fu con l’investimento della Typ K che il dna dell’azienda viene fuori, complici una serie di soluzioni innovative molto importanti per l’epoca, ma tanta innovazione coincide con l’allontanamento di Horch dalla sua azienda a causa delle continue richieste del governo tedesco.
Al suo rientro, dopo diversi anni, le cose non vanno meglio, viene studiata e prodotta la Typ R che, nonostante le ottime intenzioni, si rivela un fiasco talmente importante da portare l’Audi alla bancarotta, evitata solo per merito dell’investimento da parte del danese Rasmussen che la ingloba all’interno della sua azienda automobilistica, la DKW.
Tutto sembra tornare come prima e la situazione sembra appianarsi quando, nel 1929, un nuovo imprevisto crolla sull’economia mondiale: il crollo della Borsa di Wall Street.
Il periodo tragico seguente alla crisi economica del 1929 obbliga alla DKW di rivedere le sue priorità in termini economici in collaborazione con un dirigente della banca più esposta nei confronti dell’azienda.
Dopo un momento di smarrimento, di studio e di modelli non particolarmente felici la soluzione proposta dal consulente bancario per consolidare economicamente la DKW e risollevare definitivamente le sorti dell’Audi è la seguente: acquisire la vecchia Horch, la Wanderer ed inglobare tutte e quattro le aziende sotto un nuovo soggetto giuridico, la Auto Union.
Insieme alla nuova realtà aziendale nasce anche il logo che ha reso Audi famosa in tutto il mondo: i quattro anelli rappresentano infatti l’unione dei marchi che formano il gruppo Auto Union.
A partire dalla fusione tutti i modelli Audi furono eliminati dal listino a favore di un unico prodotto, la Typ UW Front, prima vettura del suo segmento ad utilizzare la trazione anteriore che, purtroppo, non incontrò il successo sperato a causa dello scetticismo generale nei confronti di questa soluzione tecnologica.
La delusione porta alla sostituzione della Typ UW Front da parte dell’Audi 920, vettura più tradizionale che inizia a riscuotere un discreto successo interrotto, però, bruscamente dall’inizio della seconda guerra mondiale, periodo nel quale l’Audi viene impegnata in modo molto marginale fino a scomparire, come marchio, per i venti anni successivi alla fine del conflitto mondiale che riduce la Germania ad un cumulo di macerie.
Volkswagen guida la rinascita dell’Audi
Per salvare l’Auto Union un insieme di dirigenti pensano bene di scappare dalla Sassonia stabilendosi in pianta stabile ad Ingolstadt (Baviera) mettendo in piedi una nuova realtà industriale chiamata Auto Union-DKW che produce auto fino all’inizio degli anni 60 utilizzando come logo quello dei quattro anelli.
Ma nel 1958 l’intero comparto industriale viene rilevato dalla Daimler-Benz che successivamente, nel 1964, decide di procedere al classico spezzatino iniziando a cedere quote della Auto-Union al gruppo Volkswagen interessata ad un marchio di lusso tra Horch ed Audi. La spunta quest’ultima ed è l’inizio della rinascita.
Il marchio Audi viene ripreso in considerazione e gli investimenti arrivano a tal punto che nel 1965 viene presentata l’Audi 72 al Salone di Parigi, una vettura di 1.7 litri mutuata da un vecchio progetto (la F102) con una potenza di 72 cv capace di spingere la vettura fino a 148 km/h.
Come nella migliore tradizione dell’araba fenice, l’Audi rinasce dalle sue ceneri e nel 1972 presenta quello che diventerà uno dei modelli simbolo della produzione automobilistica tedesca: l’Audi 80, un modello di fascia medio-alta dotato di trazione integrale, motore iniezione diretta da 112 cv, pretensionatore delle cinture di sicurezza e capace di toccare i 200 km/h grazie alla sua indovinata aerodinamica.
All’Audi 80 seguiranno i modelli 90, 60, 75, 50 e sopratutto 100, il top di gamma particolarmente apprezzato dal mercato.
La vera fortuna dell’Audi arriva però nel 1980 con l’ingresso a capo dell’azienda di Ferdinand Piëch, nipote di Ferdinand Porsche ma sopratutto artefice del cambio di passo del marchio tedesco che, sotto la sua guida, ha raggiunto risultati sportivi e traguardi tecnologici inimmaginabili.
Le intuizioni più importanti di Ferdinand Piëch, quelle che hanno fatto diventare l’Audi il grande marchio che è oggi, sono state due: l’introduzione della trazione integrale (con la conseguente invenzione del marchio quattro) e la ricerca della perfezione produttiva attraverso la messa a punto delle tecniche di montaggio interno ed esterno dei componenti.
Audi: dagli anni ’90 ad oggi
Ma è all’inizio degli anni ’90 che viene effettuato il giro di boa, la continua ossessione per la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie insieme al cambiamento di nome dei modelli prodotti da vita ad una serie di vetture che raggiungono, in pochi anni, un successo incredibile a livello internazionale.
Nascono la A8, la A4 e poi la A6 ognuna di queste diventa protagonista nel proprio segmento di appartenenza, così come protagonista è anche l’alluminio sempre più utilizzato nella produzione delle automobili Audi.
Dall’esperienza Volkswagen e basata sull’architettura della Golf, nasce all’inizio degli anni 2000 l’Audi A3, la prima auto di fascia medio-alta in un segmento commerciale e combattutissimo che fa breccia fin da subito nel cuore degli automobilisti.
Ed è proprio negli anni 2000 che prende forma la nuova offerta commerciale di Audi, grazie alla differenziazione dei segmenti ed all’utilizzo di lettere identificative per tipologia di modello.
La A viene utilizzata per tutte le berline, la Q per i SUV, la S per le varianti sportive dei modelli di serie e la R per i prodotti sportivi veri e propri.
Ma non finisce qui, lo stesso sviluppo tecnologico in termini di ricerca e sviluppo che Audi impiega nelle quattro ruote viene investito anche nelle due ruote, dal 2012 Audi è di fatto proprietaria del primo marchio motociclistico della storia del gruppo: l’italianissima Ducati.
Audi: modelli e prezzi
Audi A1
L’Audi A1 è la piccolina della casa di Ingolstadt, dedicata ad un pubblico giovane ma presa in considerazione, per via della sua qualità, anche da una clientela un po’ più matura. Semplice, tecnologicamente interessante, con una grande possibilità di personalizzazioni e parca nei consumi è disponibile in 114 allestimenti a partire da 18.150 euro per la versione 1.0 TFSI da 82 cv.
Audi A3
Forse la vettura che più di tutte ha segnato un netto distacco tra il vecchio ed il nuovo modo di concepire le automobili tedesche, l’Audi A3 è ancora (in attesa della nuova A3 che debutterà forse nel 2019) la due volumi di fascia medio-alta per eccellenza, disponibile in 5 versioni: 3 porte, 4 porte, 5 porte, cabrio ed SPB e-tron, ognuna delle quali proposta in molti allestimenti. I prezzi:
- A3 3 porte a partire da 24.800 euro per la motorizzazione 1.0 TFSI da 116 cv
- A3 4 porte a partire da 26.950 euro per la motorizzazione 1.0 TFSI da 116 cv
- A3 5 porte a partire da 25.650 euro per la motorizzazione SPB 1.0 TFSI da 116 cv
- A3 Cabrio a partire da 33.300 euro per la motorizzazione 1.4 TFSI da 116 cv
- A3 SPB e-tron a partire da 39.550 euro per la motorizzazione 1.4 TFSI S tronic da 252 cv
Audi A4
Un gradino più in alto troviamo l’Audi A4 declinata nelle sue tre versioni: berlina, station ed allroad. Un modello grazie al quale la casa tedesca resta ben salda nel cuore degli automobilisti. Rapporto qualità prezzo ottimo considerato che questa vettura punta alla perfezione nel segmento di appartenenza.
A4 berlina ed A4 station sono disponibili in 131 allestimenti ad un prezzo d’attacco di, rispettivamente, 33.100 euro e 34.700 euro mentre per la versione Allroad dobbiamo staccare un assegno di 43.600 euro.
Audi A5
La verità sta nel mezzo? Non possiamo dirlo con certezza, ma quando parliamo di Audi tutto è possibile. È il caso dell’Audi A5, una via di mezzo tra la A4 e la A6 offerta in versione berlina, coupé e cabrio con un listino a partire da, rispettivamente, 40.430 euro, 40.750 euro e 52.950 euro.
Audi A6
Segmento medio-alto e berlina di lusso, parliamo dell’Audi A6 offerta in 3 versioni: berlina, station ed Allroad ognuna delle quali si contraddistingue per un’offerta tecnologica decisamente interessante.
Saliamo di grado e quindi anche di prezzo, la versione berlina parte da un prezzo base di 44.600 euro per la 2.0 TDI Ultra mentre la station equipaggiata con la stessa motorizzazione costa 47.000 euro. Diverso il discorso per l’Audi A6 Allroad che con il suo 3.0 TDI S tronic stacca il primo prezzo a 60.050 euro.
Audi A7
Il grande pregio delle case automobilistiche che esaltano il loro reparto di ricerca e sviluppo risiede nella capacità di inventare dal nulla un nuovo segmento e l’Audi A7 rappresenta esattamente questo concetto. A partire da 60.900 euro puoi portare a casa un’auto che è una via di mezzo tra la concretezza di una berlina di lusso e l’opulenza di una top di gamma.
Audi A8
E se parliamo di top di gamma in casa Audi non possiamo che pensare all’Audi A8, la grande ammiraglia che rappresenta il il picco più alto della produzione del marchio tedesco. In linea con questo concetto è anche il prezzo: 89.450 euro è la cifra da spendere per la versione 3.0 TDI quattro tiptronic da 262 cv.
Audi TT
Quando il gioco si fa sportivo, le sportive iniziano a giocare e, virando dalle berline, arriviamo al settore sportivo di Ingolstadt grazie all’Audi TT, disponibile in versione coupé e spider, una vettura piccola, incollata a terra e molto apprezzata dal pubblico. Il costo? A partire da 37.200 euro per la versione coupé e da 39.900 euro per quella spider.
Audi R8
Dalle sportive alle estreme il passo è breve, sopratutto se parliamo della Audi R8 (coupé o spider che sia), una supercar derivata direttamente dalla cugina Lamborghini Gallardo, capace di toccare velocità molto alte ed impressionante anche in pista. La perfezione (o quasi) però ha un costo che parte da 173.300 euro per la versione coupé e 186.600 euro per la spider.
Audi Q2
Non facciamo in tempo ad abituare i nostri sensi alle sportive di casa Audi, che subito dobbiamo virare per andare a trovare i SUV e partiamo dal “piccolino”: l’Audi Q2 che eredita la tecnologia e la qualità delle sorelle maggiori a favore di un’offerta adeguata anche ad un pubblico giovane e non desideroso di spendere cifre altissime: da 25.500 euro per la versione equipaggiata dal 1.0 TFSI.
Audi Q3
Volete qualcosa di più grande? Allora saliamo sul gradino della Q3, piccolo SUV molto apprezzato dal popolo degli automobilisti per le sue dimensioni ridotte a fronte di una dotazione di primo livello ed un prezzo interessante: 30.450 euro per il 2.0 TDI da 120 cv.
Audi Q5
Un attimo prima del top di gamma troviamo l’Audi Q5 il SUV medio, rinnovato di recente, che si propone di essere un nuovo standard della categoria grazie a motorizzazioni sempre più evolute ed accessori di prima dotazione da top di gamma. I 22 allestimenti previsti partono da un prezzo di 43.150 euro per la versione 2.0 TDI da 150 cv.
Audi Q7
Ed eccoci arrivati al top di gamma dove spazio, tecnologia e, come anticipato prima, opulenza si incontrano dando vita ad un Suv enorme da un punto di vista delle dimensioni ma maneggevole come una citycar: l’Audi Q7.
I prezzi? Adeguati al contesto: a partire da 63.100 euro per la versione 3.0 TDI quattro Ultra da 218 cv fino ad arrivare ai 101.870 euro del modello 4.0 TDI quattro tiptronic Business Plus da 435 cv.