Auto inquinanti: dopo Olanda e Norvegia tocca alla Germania
Olanda e Norvegia sono già in fase avanzata e a quanto pare anche la Germania si appresta a dire stop alle auto inquinanti a partire dal 2030. Una “sparata” oppure un progetto reale per vietare l’immissione sul mercato di vetture diesel o benzina? Sentendo il vice ministro dell’Economia e dell’Energia il progetto parrebbe serio e ad essere immesse sul mercato tedesco dall’anno 2030 potranno soltanto essere le vetture non inquinanti.
Germania: stop alle auto inquinanti
Rainer Baake dichiara che l’obiettivo della Germania è ridurre bruscamente le emissioni CO2, almeno di una percentuale minima dell’80%. Il vice ministro spiega anche il motivo della scelta di tale data: considerando una la durata media di un’automobile pari a 20 anni, le immatricolazioni di nuove auto inquinanti dovranno essere ridotte entro i prossimi 15 anni per arrivare al definitivo stop nel 2030.
La Germania è in forte ritardo sui tagli ai gas ad effetto serra e pensare a politiche interventiste nel campo automobilistico è un metodo efficace per accelerare i temi e recuperare. Stando ai calcoli del Ministero dell’Ambiente, poco meno del 20% dell’anidride carbonica tedesca deriva dai mezzi di trasporto, non necessariamente dalle auto inquinanti però, quindi è facile andare a colpire il settore.
Già quest’anno il governo germanico ha destinato incentivi all’acquisto di vetture elettriche, politica favorita anche dal Dieselgate di Volkswagen, ma stando alle previsioni statistiche soltanto l’8% del parco circolante in terra tedesca potrebbe essere non inquinante nel 2025, percentuale ben lontana da quella auspicata nel 2030 (oggi la percentuale non raggiunge nemmeno l’1%).
Auto inquinanti: le possibili conseguenze di questa politica
Convinca o non convinca, la linea sembrerebbe ormai tracciata. Nessuno però sembrerebbe aver valutato alle conseguenze: il settore automotive in Germania è fiorente: Volkswagen, Mercedes, Audi, Porsche, BMW, Ford e Opel che hanno grandi insediamenti produttivi in loco.
Stando alla politica paventata, sarebbero tutte aziende a rischio: vero che non producono soltanto per il mercato interno, ma la Germania rappresenta moltissimo per queste aziende e perdere una grossa fetta di mercato significherebbe porre tali aziende in una posizione meno solida, con conseguenze locali notevoli, di riduzione di lavoro e di indotto.
Se un quinto dell’inquinamento di anidride carbonica in Germania è stimato essere responsabilità dei mezzi di trasporto, sarebbe processo utile e quantomeno logico diversificare tra autobus, camion, automobili e altri mezzi. Se fosse come in Italia, dove soltanto una percentuale minima e trascurabile è imputabile alle auto, che senso avrebbe orientarsi con una politica “distruttiva” verso tale settore quando poi le sorgenti sono altre? Statistiche e studi comprovati e accertati dimostrano che una grande percentuale dell’anidride carbonica mondiale è emessa dal bestiame, di cui la Germania è grande detentrice.
Soltanto il tempo dirà se la politica che prevede lo stop della auto inquinanti comporterà dei vantaggi tout court o soltanto parzialmente.