L’auto è un bene indispensabile alla vita moderna e per la quantità di materiali e tecnologie impiegate non può avere un costo inferiore a quello di alcuni mesi di stipendio di un impiegato. Un costo importante, che viene ammortizzato negli anni successivi. Recentemente, con la crisi di vendite del settore automotive, si è generata una sovra produzione di modelli che, non essendo andati venduti, hanno intasato magazzini e parcheggi delle marche automobilistiche. Ma non solo: c’è stata una forte spinta produttiva basata su un’errata stima di aumento delle vendite che poi è stata delusa dal mercato reale. Conclusione: auto ammassate ovunque, su piste di prova, porti, scali ferroviari e perfino aeroporti. E’ questo l’effetto della produzione di ben 25 milioni di auto in più di quelle che il mercato può assorbire.
La sola GM ha ammesso di averne 800 mila parcheggiate in esterno in balia degli eventi atmosferici che attendono acquirenti che forse non arriveranno mai. Negli ultimi giorni sono molti i quotidiani che riportano le foto di questi sterminati orizzonti di auto parcheggiate e che potrebbero divenire un grosso problema ecologico se non si troverà una soluzione.
Chilometri zero
Nell’era del “flusso teso”, dell’organizzazione produttiva che non prevede punti di accumulo di merce, questi enormi piazzali di prodotto invenduto significano solo una cosa: spreco di denaro.
Le concessionarie da anni stanno soffrendo dei mancati obiettivi di vendita e molti hanno chiuso per non aver raggiunto il numero di vendite che avrebbero fatto scattare i premi.
Luigi, venditore in una concessionaria multimarca torinese, afferma che: “Le case ci riconoscono dei premi a seconda degli obiettivi di vendita fissati all’inizio dell’anno. Se realizziamo l’obiettivo al 70 per cento riceviamo una certa somma, se conquistiamo l’80 una somma superiore e così via fino al 100 per cento, (…) in alcuni casi conviene acquistare le auto anche senza avere ancora il cliente finale perché in questo modo scatta il bonus”.
È questo meccanismo a generare il fenomeno delle vendite “chilometri zero” dove i concessionari per ottenere il premio vendite, acquistano e fanno immatricolare più auto di quante riescano a piazzarne. Questa pratica funziona il primo anno saturando un mercato in affanno e spesso affossando le vendite dell’anno successivo.
Crisi o presa di coscienza dei consumatori?
Sono finiti i giorni in cui le famiglie acquistavano una nuova auto ogni anno: la maggioranza ora tende a riparare e conservare l’auto fino a quando il livello d’usura non faccia ritenere più conveniente la sostituzione. La frenesia consumistica degli anni 80/90 è finita e una nuova era, dettata dal ridotto potere d’acquisto e da una maggiore sensibilità all’ambiente si sta formando. Purtroppo le case automobilistiche la pensano diversamente.