L’EPA notifica al gruppo industriale guidato da Marchionne possibili violazioni su circa centomila veicoli. I dati circa le emissioni FCA contestati dall’authority riguardano in special modo i Grand Cherokee ed i Dodge Ram, per via dei quali in questo momento pende sulla testa di Fiat Chrysler una potenziale multa di circa 4,6 miliardi di dollari.
Un altro scandalo Dieselgate quindi, venuto alla ribalta subito dopo la decisione di Volkswagen di patteggiare con il Governo statunitense ammettendo per intero le proprie colpe.
Riguardo all’accusa di aver truccato le emissioni, FCA si difende prendendo le distanze dalla casa tedesca e sostenendo di poter chiarire tutto in qualsiasi momento, ma intanto il titolo crolla in borsa a New York ed è altalenante a Piazza Affari.
Emissioni FCA truccate: l’accusa dell’ente americano
La notizia, lanciata dall’agenzia di stampa Associated Press ed immediatamente confermata dall’Agenzia per la Protezione Ambientale americana, riguarda una eventuale scorrettezza da parte di FCA nel calcolo e nella divulgazione dei dati rilevati su alcuni modelli di automobili.
In particolar modo, secondo l’EPA, sarebbe stato installato su determinate autovetture equipaggiate con il motore 3.0 diesel un software che avrebbe consentito emissioni più alte degli standard americani, senza che questo fosse stato dichiarato da FCA.
La contestazione insomma riguarda proprio la mancata comunicazione dell’esistenza di questo software che, a quanto pare, secondo le autorità americane oltre ad essere una “seria violazione della legge” avrebbe permesso al gruppo FCA di non “giocare secondo le stesse regole uguali per tutti”.
Le auto coinvolte sono in gran parte le Dodge Ram ed i Grand Cherokee immatricolati negli anni 2014, 2015 e 2016 nel totale quantificato in 104.000 unità.
Il problema emissioni per FCA non preoccupa da un punto di vista commerciale, dato che queste motorizzazioni rappresentano, in America, circa il 2% delle vendite quanto la severità delle sanzioni che le autorità americane vorrebbero infliggere: 44.539 dollari a veicolo che moltiplicati per 104.000 veicoli fanno un totale di circa 4,63 miliardi di dollari.
La casa italo-americana si è detta pronta a contestare tutte le accuse sostenendo che non ci sono state violazioni in merito alle emissioni. FCA non ha truccato i dati, quindi, secondo Marchionne e si prepara a collaborare con l’Epa per dimostrare la propria innocenza.
Emissioni FCA truccate: la reazione dei mercati
Diversi analisti si sono affrettati a professare calma e sangue freddo nonostante le accuse del governo statunitense sottolineando come, nel caso delle emissioni tra FCA e Volkswagen ci siano delle significative differenze.
Nonostante tutto il titolo è crollato ieri a Wall Street subendo perdite importanti ed arrivando al 17% del ribasso, ma nonostante tutto, in mattinata lo stesso crollo è stato compensato da aumenti importanti fino ad essere sospeso per eccesso di rialzo. A Piazza Affari è altalenante da stamattina, ad ora di pranzo chiude con un rialzo del 3,82% fissando il prezzo a 9.115 dopo aver toccato un minimo importante di 9.005 ed aver aperto a 9.410 ma gli analisti non prevedono altri scossoni per il momento.
La tendenza insomma sembra essere quella di non farsi prendere dal panico perché per il momento non sussistono ancora le condizioni per un possibile e disastroso impatto finanziario, per cui, attendiamo novità nei prossimi giorni.
Da Berlino però è partita una richiesta ufficiale diretta a Bruxelles nella quale viene chiesto il formale ritiro di alcune autovetture del gruppo FCA, triste epilogo della sollecitazione che lo stesso governo tedesco aveva già anticipato alla UE circa il disaccordo sui test di alcuni modelli del gruppo italo-americano.
Berlino e le emissioni FCA: una diatriba lunga un anno
Tutto è partito nel febbraio del 2016 quando un’associazione ambientalista tedesca, la Deutsche Umwelthlife, decide di effettuare, in collaborazione con l’università di Berna, una serie di test su diversi modelli di autovetture sostenendo di aver riscontrato delle anomalie sulla Fiat 500X. Nelle prove a caldo, infatti, le emissioni della vettura di FCA pare abbiano superato i limiti di NOx da 11 a 22 volte. I test sono stati condotti in condizioni diverse da quelle imposte dalle prove europee per l’omologazione e quindi più vicini alle reali condizioni di guida su strada.
In questo caso la Deutsche Umwelthlife parla di “chiara presenza di defeat devices” (lo strumento che consente di limitare il controllo delle emissioni) che diventa il cuore del contendere interrompendo, secondo i tedeschi, il controllo dopo 22 minuti dall’accensione del motore.
I sospetti dell’utilizzo del defeat devices però non si limitano alla sola Fiat 500X ma crescono fino a mettere in discussione anche il Fiat Doblò e la Jeep Renegade e per queste accuse rivolte da Berlino ad FCA circa le emissioni sono stati chiamati a rispondere in Senato il dirigente del ministero Antonio Erario ed il responsabile tecnologico dell’azienda Harald Wester.
Entrambi ribadiscono la linea ufficiale di FCA circa il controllo delle emissioni: “nessun sistema di controllo viene disabilitato dopo 22 minuti ma semplicemente modulato al fine di evitare danni al motore che, diversamente, rischierebbe di spegnersi all’improvviso”.
Berlino e le emissioni FCA: scenari per il futuro
Attualmente Berlino ed FCA circa le emissioni delle autovetture sono su due posizioni profondamente diverse, la prima accusa la seconda di aver manipolato i test per nascondere un ipotetico problema ai motori e la seconda si difende confermando la bontà delle azioni svolte.
Nel frattempo Berlino intima alla UE di “Ritirare Fiat Doblò, 500 e Jeep Renegade” dal mercato costringendo Bruxelles a valutare una eventuale procedura di infrazione nei confronti del produttore italo-americano.
Emissioni FCA truccate: il primo scandalo Dieselgate
Quello che è successo poco più di un anno fa con lo scandalo Volkswagen che ha truccato i dati delle emissioni sembra non sia servito di lezione. Il gruppo automobilistico tedesco, proprietario di ben dodici marchi importanti nel settore automotive ed anche di Ducati nel settore motociclistico, ha rischiato di crollare sotto le accuse del governo americano che, su pressione dell’Epa, ha formalmente accusato nell’estate 2015 la Volkswagen di aver manomesso i test sulle emissioni.
Messa alle strette, la casa tedesca si è vista costretta ad ammettere le sue colpe confermando di aver introdotto un software nelle centraline dei motori diesel che aveva il compito di abbattere le emissioni solo durante i test anti-smog.
Panico! I mesi successivi sono stati tremendi per Volkswagen alla quale non soltanto sono state bloccate le vendite di diversi modelli negli Usa ma anche costretta a ritirare circa 482.000 vetture distribuite sul territorio americano, il tutto senza parlare della maxi multa miliardaria che le è stata consegnata, vicenda chiusa non più tardi di qualche giorno fa.
Il Diesel ha le ore contate?
Nello stesso momento in cui si discute delle case automobilistiche che si adoperano per truccare i dati legati elle emissioni alcune capitali mondiali senza parlarsi e senza pianificare una decisione congiunta attuano la stessa politica drastica per combattere l’inquinamento: al bando le auto diesel dalle strade.
Parigi, Atene, Madrid e Città del Messico hanno deciso di non volere più le autovetture con motore diesel nelle loro strade firmando un protocollo che le vedrà eliminare tutti i veicoli equipaggiati con questo motore entro il 2025.
In un contesto dove l’inquinamento ha raggiunto livelli allarmanti molte città mondiali stanno ricorrendo ai ripari mettendo in pratica delle soluzioni, anche importanti, per cercare di ridurne la problematica.
La riunione degli 80 sindaci che si è tenuta a Città del Messico lo scorso novembre ha evidenziato le diverse cause di inquinamento ponendo l’attenzione sui motori diesel contro i quali si sono scagliati diversi esponenti pronti a lavorare su un piano per sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di eliminare completamente le motorizzazioni a gasolio dalle strade.
Cosa succederà nei prossimi anni? Non lo sappiamo ma è evidente che una strada sembra segnata ed è quella che riguarda i motori diesel.