La guida autonoma sta assumendo un ruolo sempre più da protagonista nel mercato automotive e sicuramente rappresenta una sfida importante per tutte le case automobilistiche. Ma cosa succede quando non sei tu a governare davvero la macchina? Chi si assumerà le responsabilità in caso di incidente? Bisogna ripensare al Codice della Strada e c’è chi lo sta facendo già.
Guida autonoma: il futuro è già presente?
Oggi non si fa altro che parlare di tecnologia, mobilità, automatismi, quasi svuotando l’auto dei suoi contenuti primari, quali motore, telaio e sospensioni. La tendenza delle case automobilistiche è quella di offrire un servizio, piuttosto che progettare auto dal punto di vista meccanico e anche i governi pare siano favorevoli a questo nuovo trend. Ti basti pensare che il governo USA ha stanziato fondi per accelerare i processi di sviluppo della guida autonoma.
Già diversi brevetti riguardanti la guida autonoma sono stati depositati da diverse aziende, tra cui Google. Non si sanno esattamente i tempi di completamento del percorso, ma certamente non si è molto lontani ed è plausibile che il decennio sopracitato verrà anticipato. I test sono già iniziati in diverse parti del mondo, dal Nord Europa agli Stati Uniti, da Londra all’Australia.
Un nuovo Codice della Strada per la guida autonoma
Il problema è che le normative assicurative e legali presenti al Mondo non hanno ancora affrontato chiaramente l’argomento, ma ogni giorno che passa diventa fondamentale farlo. Perchè, diciamocelo, è abbastanza improbabile che non esistano più incidenti. Magari un piccolo errore di sistema, una calamità naturale, un tentativo di hacking… non possiamo sapere davvero cosa potrà succedere, ma possiamo ipotizzare. E il Regno Unito è il primo Paese a farlo. Il governo britannico ha investito 20 milioni di sterline in progetti di guida autonoma a febbraio 2016, sommati agli altri 19 milioni del 2015. Prossimamente saranno stanziati altre 30 milioni di sterline nel cosiddetto “Fondo di mobilità” per ulteriori progetti di ricerca. L’obiettivo: rendere questa tecnologia disponibile entro due o quattro anni.
Il ruolo delle assicurazioni auto nella guida autonoma
“Lo sviluppo della guida autonoma rivoluzionerà l’automobilismo”, ha dichiarato James Dalton, Direttore della general insurance policy presso l’Association of British Insurers (ABI), “ed è potenzialmente un’importante innovazione della sicurezza stradale, come la cintura di sicurezza. Gli assicuratori sostengono con forza l’ambizione del governo di fare del Regno Unito un leader mondiale in questa tecnologia e il settore assicurativo ha un ruolo chiave nell’aiutare i consumatori ad aver fiducia nell’uso di questi veicoli quando saranno disponibili”.
È quindi già in atto una proposta per modificare il codice della strada e la legislazione assicurativa presso il Ministero dei Trasporti inglese: l’assicurazione si estenderebbe alla copertura delle “passività” di prodotti per i veicoli automatici e le compagnie dovrebbero ripagare alle “vittime” i danni di possibili incidenti. In questo contesto la via pare essere solo una: recuperare i soldi dai produttori. Sarà davvero possibile?
Car sharing con guida autonoma
Le partnership che si sono instaurate tra case automobilistiche e aziende con spiccata vocazione tecnologica (come Google o Apple), ha sicuramente aperto nuovi orizzonti e nuove possibilità per la guida autonoma, portando le prime a investire denaro in questo campo.
La casa americana General Motors ha già investito 500 milioni di dollari per la realizzazione di vetture a guida autonoma che avranno il compito di offrire passaggi a persone richiedenti, portandole in giro per la città. In pratica le persone, scaricando un’apposita applicazione e installandola sul telefonino, possono prenotare un’auto indicando un punto della città e un indirizzo. Lì verranno raggiunti da un’auto priva di autista che si recherà all’indirizzo della destinazione indicata.
La cosa particolare, secondo GM, è che l’auto non sarà “semplicemente” un taxi mobile e automatico, ma ci sarà un passo ulteriore. Infatti, in base alle caratteristiche del cliente l’auto arriverà già “personalizzata” per accoglierlo. Se sarà un personaggio alto, il sedile arriverà nella posizione più comoda possibile, se avrà il bagaglio arriverà una vettura piuttosto che un’altra.
Come funzionerà?
“Il futuro della mobilità personale è connesso e autonomo”, ha precisato il presidente del Gruppo General Motors Dan Ammann, secondo cui le auto a guida autonoma saranno disponibili e utilizzabili dai consumatori attraverso una piattaforma di car sharing (possibilmente in un centro urbano) prima che direttamente al punto vendita. Pare che General Motors possa aver già pronto un piano ben definito e pronto di self-driving car taxi nel centro cittadino di Austin, notizia che è stata prontamente ridimensionata cambiando la terminologia, da “piano ben definito” in “ipotetico piano per Austin”.
La visione e l’approccio di GM su quelle che sono definite le self-driving car è interessante perché, con l’accordo di partnership con Lyft (azienda che gestirebbe proprio questo servizio), si riesce a sfruttare il know-how della prima nella guida autonoma e le possibilità offerte dalla seconda in termini di mobilità condivisa. È ovvio che GM non dovrà andare a snaturare il proprio core business, ma piuttosto servirà ad espandersi nel mercato della periferia e delle zone limitrofe, fatto di vendita di Pick-up, furgoni e camion. La partnership infatti porterebbe una ancor maggiore visibilità al marchio.
Guida autonoma contro guida manuale
Esisterà ancora nell’auto del futuro quel DNA che tanto ha fatto appassionare persone e uomini? Il gusto di un cambiare le marce, di una frenata, di riuscire a fare un parcheggio in posizione difficile, di affrontare una bella curva autostradale stringendo saldamente il volante in posizione 9.15 con le mani, che fine farà tutto ciò? Vale la pena investine milioni (se non miliardi) di euro in ricerche e test in questa direzione? Per il vero appassionato di auto conta molto anche l’emozione. Questo sentimento non è automatico, non è a comando, ma è viscerale, nasce da dentro e solo certe cose sanno garantirlo.
Opinioni sulle auto senza conducente
Sul suolo italiano, il designer Walter De Silva ipotizza un’auto flessibile capace di portare da città in città seguendo piste prefissate su cui l’auto andrà da sola. Rimarrà comunque la guida manuale per il divertimento, ma in altri contesti ambientali. Inoltre, vi saranno delle macchine semiautomatiche, capaci di dare la sensazione al guidatore di interagire ancora col veicolo tramite volante e pedali lasciando tutte le altre funzioni saranno automatizzate.
Il sociologo Francesco Morace immagina un cambiamento di paradigmi, orientati alla semplicità, alla comodità, dell’aver tutto disponibile e a portata di mano, mediante oggetti semplici e facili da usare, nel rispetto dell’ambiente, ma che siano anche universali: zero incidenti, zero inquinamento, nessuna proprietà. L’unica via che potrà condurre a questo sarà la vettura con guida autonoma”. Aggiunge inoltre: “Ci fideremo dei robot in strada ed entro il 2020 tutte le auto avranno diverse forme di automatismo”.
Insomma, ve ne è per tutti i gusti, ma le idee, le previsioni, le tendenze parrebbero andare più che altro verso l’automatizzazione dei processi, quasi fosse un autoapprendimento. Schemi prefissati senza che la mente umana debba preoccuparsi di prestare attenzione alla distanza di sicurezza, ai segnali stradali, ai limiti di velocità. Ci pensa l’auto autonoma.
Il mondo odierno e sempre più connesso lo richiede, tu cosa ne pensi?
L’auto senza volante e senza pedali arriva da Ford
Grandi annunci in casa Ford. Direttamente dalla soleggiata Palo Alto, dove si trova il centro di ricerca e sviluppo del colosso automobilistico, il CEO dell’azienda Mark Fields ha rivelato il piano riguardante la produzione di auto senza volante e senza pedali. Il dirigente ha presentato un piano quinquennale, da concludersi nel 2021, il cui obiettivo ultimo è di lanciare sul mercato la prima vera automobile automatizzata — anche se con qualche importante limitazione, e pensata con obiettivi ben precisi.
L’auto senza volante della Ford
Per poter raggiungere l’obiettivo di un lancio nel 2021, Fields ha annunciato il piano dell’azienda di potenziare in maniera significativa i suoi investimenti nella ricerca e nello sviluppo delle tecnologie necessarie, portando in particolare l’attenzione sui 150 milioni di dollari che hanno intenzione di mettere in campo per migliorare i sensori Lidar attualmente a disposizione.
Per quanto avveniristica sia questa proposta, Fields ci tiene a specificare che al momento non ci sono ancora piani per mettere il mezzo a disposizione dei concessionari. Il veicolo, che sarà in grado di guidarsi da solo, è pensato per le aziende: gruppi come Uber e Lyft sono molto interessati ad investire in tecnologie in grado di diminuire significativamente i loro costi di personale e saranno disposti a pagare quello che l’azienda non nasconde sarebbe un prezzo molto maggiore rispetto a un’automobile “vecchio stile”.
I costi per produrre questo tipo di veicoli saranno parecchio alti. Non solo andranno sviluppate una serie di nuove tecnologie solamente per poter permettere al veicolo di analizzare la strada in piena sicurezza, con tutte le certificazioni necessarie, ma bisognerà anche investire in mappe ad altissima precisione ed è molto difficile che i veicoli escano dalle grandi città. Un investimento che, a quanto pare, molti giocatori nel mondo dell’automobile sono disposti a fare.