Negli ultimi anni, con il crescere della complessità del mercato delle assicurazioni auto, le compagnie hanno iniziato a introdurre una serie sempre più numerosa di parametri per rendere più preciso il calcolo del premio in funzione del profilo di rischio.
Uno dei parametri che è stato introdotto per primo è il numero di km percorsi in un anno dal veicolo assicurato, e intuitivamente il motivo è molto semplice da capire: più km percorro in un anno alla guida della mia automobile o del mio motociclo, più è probabile che io mi trovi ad affrontare situazioni di pericolo e quindi a correre il rischio di commettere o subire un sinistro.
Partendo da questa ipotesi, le compagnie hanno quindi associato alla percorrenza un coefficiente che aumenta all’aumentare dei km annui, e la conseguenza pratica dal punto di vista tariffario è che, ad esempio, chi percorre più di 30.000 km in un anno paga circa il 5% in più di assicurazione rispetto a chi ne percorre meno di 10.000, a parità di tutti gli altri fattori di rischio.
Per questo motivo la percorrenza annua è una delle domande che 6sicuro usa per determinare il profilo assicurativo del cliente. La risposta che viene suggerita da 6sicuro, e che naturalmente può essere modificata dal cliente, è di 10.000 km per le auto e 5.000 km per le moto.
Questi due numeri non sono casuali, ma anzi secondo le rilevazioni statistiche più recenti è proprio di circa 10.000 km all’anno la percorrenza media delle auto italiane, in calo rispetto ai 12.000 rilevati negli anni scorsi: le fonti ritengono che questo calo sia dovuto in primo luogo all’aumento del numero di veicoli circolanti, perché sempre più spesso le famiglie acquistano una seconda o terza auto e di conseguenza ciascuna di esse viaggia un po’ di meno, e in secondo luogo al maggiore utilizzo che le persone fanno dei trasporti pubblici, per motivi economici o ecologici.
È quindi un dato di fatto che chi percorre il triplo della media italiana dei km in un anno sia più a rischio degli altri, ma è altrettanto vero che sarebbe pericoloso per i clienti mentire su un dato che sembra così irrilevante.
In caso di incidente, infatti, le compagnie possono inviare i loro periti a verificare la percorrenza del veicolo coinvolto e, se ci sono i presupposti per sospettare che la dichiarazione è inesatta, applicare il loro diritto di rivalsa nei confronti dell’assicurato.
Ed è qui che, in fondo, si consuma il vero dramma. L’importo della rivalsa, che in altre parole è la quota di risarcimento che la compagnia pretende di avere dal cliente che ha causato il sinistro, varia moltissimo da compagnia a compagnia: alcune compagnie sono disposte ad eliminarlo, e utilizzano l’informazione sui km percorsi solo a fini statistici e non per il calcolo del premio, la maggior parte delle compagnie applica una rivalsa compresa tra i 1.500 e i 5.000 euro, qualche compagnia addirittura applica una rivalsa illimitata, che significa che in questo caso il cliente che causa il sinistro dovrà rifondere alla compagnia tutti i danni pagati al danneggiato, anche se dovesse trattarsi di centinaia di migliaia di euro.