Secondo l’Aci in Italia sta crescendo il numero di vetture circolanti che hanno più di 20 anni d’età, caratteristica che le qualifica come “storiche”. Erano 2,7 milioni nel 2000, poi sono scese a 2,4 milioni nel 2005 e ora, secondo le ultime rilevazioni del Club, abbiamo sfondato quota 4 milioni. Praticamente raddoppiate in un decennio o poco più.
Sono belle, sono vintage, hanno dalla loro il fascino di un’età lontana in cui il design genuino la faceva da padrone. Vero, comportano qualche rischio maggiore in termini di sicurezza, ma permettono ai proprietari di circolare (e divertirsi) pagando una Rc Auto decisamente contenuta. Dai 100 ai 200 euro per assicurare un’automobile.
Anche l’Asi (Automotoclub storico italiano), che gestisce in Italia rappresenta Fiva (Féderation Internationale des Véhicules Anciens) e coordina il rilascio degli attestati di “storicità”, ha evidenziato l’aumento delle auto storiche in circolazione nel nostro paese: nel 2001 i veicoli iscritti al club erano 55mila, oggi sono 200mila.
Chiude il cerchio un dato molto interessante. Nel 2012 le rottamazioni sono calate del 5% rispetto all’anno precedente, mentre per ogni auto nuova se ne vendono più di due usate. Le case automobilistiche probabilmente iniziano a preoccuparsi; sta di fatto che il numero di prime iscrizioni al PRA (Pubblico Registro Automobilistico) si tiene sugli stessi livelli del 1964.
Come abbiamo già detto, avere 20 anni non significa automaticamente diventare “auto storica” a tutti gli effetti e quindi godere automaticamente di speciali sconti su polizza e bollo. Gli attestati di storicità o di rilevanza storica – documenti di norma rilasciati dall’Asi – dipendono dal singolo mezzo, dal suo valore economico, culturale, dalla sua anzianità ma anche dal suo stato di conservazione.
La Legge parla inoltre di “rilievo industriale” (si pensi ai prototipi o alle serie limitate), “sportivo” (le autovetture costruite esclusivamente per le gare), “estetico e di costume”. È proprio questo l’escamotage utilizzato per far passare molte immatricolazioni: le utilitarie hanno fatto la storia del costume italiano, sono state citate in film e canzoni e sono parte di un immaginario collettivo che sa di boom economico italiano e di anni ruggenti.
Per questi modelli l’iscrizione al registro storico è quasi automatica, a prescindere dagli altri parametri. Intanto, il proprietario risparmia su bollo e polizza.