Anche nel 2024 la questione delle accise su diesel e benzina continua a essere centrale nel dibattito politico. Il ministro Giorgetti ha presentato il Piano Strutturale di Bilancio 2025-2029 nell’ambito della Manovra 2025 e ha parlato di un allineamento delle accise che comporterebbe un potenziale aumento sui prezzi del carburante. Al momento le accise sono pari a 0,617 centesimi al litro per il diesel e di 0,728 centesimi per la benzina. La rimodulazione prevede una diminuzione delle accise sulla benzina e un aumento di quelle sul diesel, in modo da riallineare i costi su un valore intermedio.
Il governo giustifica l’aumento delle accise con la necessità di ridurre il divario fiscale tra diesel e benzina, incoraggiando così una transizione verso fonti di energia più sostenibili. Il diesel è considerato un carburante più inquinante rispetto alla benzina, soprattutto in termini di emissioni di particolato e allineare le accise potrebbe contribuire a ridurre l’uso di questo combustibile a favore di alternative più ecologiche.
Tuttavia, le associazioni dei consumatori hanno espresso critiche verso questa misura. Le famiglie, già colpite dall’inflazione e dall’aumento dei costi energetici, si troverebbero a dover sostenere ulteriori spese che ridurrebbero il loro già ridotto potere d’acquisto.
Aumento accise diesel: chi ci guadagna e chi ci perde?
Se da un lato l’aumento delle accise rappresenta una fonte di entrate per lo Stato, dall’altro è evidente che le categorie più svantaggiate sono quelle che fanno un uso massiccio di carburante, come i trasportatori e le famiglie.
Se la rimodulazione delle accise dovesse avvenire, uno degli effetti principali sarebbe l’aumento dei prezzi del pieno, con conseguenze dirette per i consumatori. Adesso, la tassazione sul gasolio si attesta al 56,1%, mentre quella sulla benzina raggiunge il 59,8%. L’aumento proposto per il diesel, che mirerebbe a equiparare la tassazione a quella della benzina, implicherebbe un aumento di circa 13,5 centesimi per litro di carburante, una cifra che, nel lungo termine, può risultare significativa per chi utilizza l’auto ogni giorno.
Secondo alcune stime, l’incremento delle accise comporterebbe un incremento di circa 5,5 euro per ogni pieno di carburante, con un impatto molto pesante su chi si sposta di frequente, come i pendolari. Nel complesso, si prevede che i consumatori potrebbero dover affrontare una spesa aggiuntiva di circa 3,1 miliardi di euro all’anno, considerando i consumi attuali di gasolio.
Molte associazioni sottolineano come il rincaro delle accise sul diesel vada a colpire soprattutto le fasce di popolazione più deboli, come i pendolari e le piccole imprese. In un contesto economico già difficile, caratterizzato da un’inflazione elevata e da un rallentamento della crescita economica, questa misura potrebbe aggravare la situazione, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie e aumentando i costi operativi per le aziende.
Accise e prezzo del diesel: conseguenze per camionisti e pendolari
Per i camionisti e i pendolari, l’aumento delle accise rappresenta una questione critica. Il gasolio è il carburante principale utilizzato nei mezzi pesanti e un incremento delle imposte andrebbe a influire sui costi di gestione. Il settore dell’autotrasporto è già sottoposto a forti pressioni, dovute a un contesto economico caratterizzato da margini di guadagno sempre più ridotti e da una concorrenza internazionale agguerrita. Un aumento delle accise potrebbe tradursi in un rialzo dei prezzi per il trasporto delle merci, generando un “effetto domino” su tutta la filiera produttiva e commerciale.
In pratica, ciò significherebbe un aumento del costo di numerosi beni di consumo, poiché il trasporto su strada è uno dei principali mezzi con cui le merci vengono distribuite in Italia. Le aziende del settore trasporti potrebbero essere costrette a riversare questo aumento sui propri clienti, con un incremento dei prezzi per i prodotti finali. Questo potrebbe ridurre i margini di profitto delle imprese e costringere molte a trasferire i costi aggiuntivi sui consumatori.
Il ministro Giorgetti è intervenuto per rassicurare gli autotrasportatori, affermando che la categoria è interessata da una disciplina specifica per la quale non soggetta all’allineamento delle accise. Se quest’intervento ha rassicurato gli autotrasportatori, ha messo in allerta le associazione per i consumatori, come l’Unione Nazionale Consumatori e il Codacons, che hanno dichiarato la loro preoccupazione per la misura. Escludendo gli autotrasportatori dalle categorie interessate dall’aumento, c’è il concreto rischio che l’aumento delle accise sia scaricato soltanto sui cittadini, in particolare sui pendolari che si spostano ogni giorno per lavoro.
L’aumento delle accise rappresenta una questione complessa, che coinvolge diversi aspetti economici e sociali. Da un lato, vi è la necessità di garantire entrate fiscali adeguate a sostenere le finanze pubbliche e incentivare la transizione energetica verso carburanti più sostenibili. Dall’altro, vi sono le preoccupazioni legate all’impatto economico di queste misure, soprattutto per le categorie più esposte.
Se non verranno trovate soluzioni per contenere l’impatto di questi aumenti, è probabile che l’aumento dei costi del carburante si traduca in una crescita generalizzata dei prezzi, con relative conseguenze per l’economia del nostro Paese.