Il parcheggio in doppia fila è una pratica piuttosto diffusa, soprattutto nelle grandi città dove la carenza cronica di parcheggi crea molti disagi soprattutto a chi ha bisogno di fare una sosta breve, “al volo”, per fare una veloce commissione.
“La lascio qui due secondi e torno subito” pensiamo, non rendendoci conto che stiamo infrangendo non solo il Codice della Strada, ma anche il Codice Penale, commettendo un vero reato. Ci sono, però, alcuni casi in cui è possibile fare ricorso per una multa presa per una sosta in doppia fila. Scopriamo cosa dice la legge e come dobbiamo comportarci.
Parcheggio in doppia fila: quali multe prevede il Codice della Strada
Il Codice della Strada a vieta esplicitamente la sosta in doppia fila: l’articolo 158, comma 2, lett. c infatti, vieta la sosta in seconda fila e prevede una sanzione amministrativa da 24 a 97 euro per i ciclomotori e i motoveicoli a due ruote e da 41 a 168 euro per i restanti veicoli.
L’art. 159, inoltre, sancisce che gli agenti di polizia possono procedere alla rimozione forzata qualora la sosta vietata costituisca pericolo o grave intralcio alla circolazione.
Per la giurisprudenza è un reato
Secondo gli orientamenti della giurisprudenza, la sosta in seconda fila potrebbe costituire anche un reato. Esiste infatti una sentenza della Corte di Cassazione del 2005 (la n. 24614), i cui principi sono stati ribaditi nel 2014 (con sentenza n. 32720) secondo la quale la condotta sopra citata è idonea ad integrare il reato di violenza privata, così come qualunque atteggiamento di ostacolo all’accesso o all’uscita provocato dal “parcheggio selvaggio” del veicolo.
Per i giudici, infatti, commette reato di violenza privata colui che ostruisce con il proprio veicolo l’unica via di uscita, o meglio, colui che fa questo con il preciso intento (dolo) di impedire la libera uscita dallo stesso.
A seguito di queste due sentenze ne sono state emesse molte altre: in particolare, un conducente è stato condannato dal Giudice di Pace di Roma (sentenza n. 27962/2013) a causa del parcheggio in seconda fila sulla strada pubblica: il suo parcheggio impediva l’uscita dal parcheggio di un altro conducente, regolarmente posizionato sulle strisce a bordo carreggiata. Oltre alla condanna il giudice gli ha comminato anche il risarcimento danni per la perdita di tempo procurata al titolare dell’altro veicolo.
Parcheggio in doppia fila: quando è possibile fare ricorso
Ci sono alcuni casi in cui il parcheggio in doppia fila è consentito, secondo gli orientamenti della giurisprudenza: i giudici si rifanno a quanto stabilisce il Codice Penale per quanto concerne le “cause di giustificazione” per i reati.
L’articolo 54 del Codice Penale stabilisce che
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo
Applicando quindi quanto appena indicato, possiamo individuare le condizioni che devono essere presenti per poter giustificare un parcheggio in seconda fila:
- deve esserci urgenza: il pericolo cui si vuole porre rimedio deve essere attuale, imminente;
- la situazione di pericolo deve essere non altrimenti evitabile: in pratica, non deve essere possibile trovare soluzioni alternative se non quella di violare il codice della strada;
- deve esserci una condizione di gravità: il danno che si cerca di evitare non deve essere lieve, ma grave. Di entità tale da porre l’automobilista o altra persona in una situazione di pericolo per la vita o per l’integrità fisica.
Facciamo quindi qualche esempio pratico di parcheggio in doppia che può essere consentito:
- acquisto di farmaci salvavita di cui c’è urgente bisogno (il bisogno deve essere immediata. Non è consentito il parcheggio in doppia fila per l’acquisto di farmaci vitali che si prendono regolarmente);
- prestare soccorso a un familiare che ha chiesto urgente aiuto ai parenti con una telefonata;
- necessità di recarsi al pronto soccorso per un problema grave proprio o di uno dei passeggeri trasportati nell’auto. La multa può essere annullata a prescindere da quello che sarà il responso dei medici. Se si ha il sospetto di avere un infarto in corso (oppure se si sta trasportando una persona di cui si sospetta un infarto), ma si viene poi dimessi con una diagnosi più favorevole (ad esempio tachicardia), si può ottenere l’annullamento della multa. Questo perché sussisteva una condizione di urgenza di cui non si conoscevano le cause e le conseguenze.
- necessità di accompagnare dal medico una persona ferita, quando si sia convinti della necessità di un immediato intervento medico.
Parcheggio in doppia fila: quando non è possibile fare ricorso
Non è possibile fare ricorso per una multa per parcheggio in doppia quando non sussistano gli elementi di urgenza e gravità sopra descritti. Questi alcuni esempi:
- visita dal medico curante senza che si sia in condizioni di urgenza e necessità;
- acquisto in farmacia di medicine non urgenti e per malattie non gravi;
- visita a un familiare ricoverato in ospedale, dove siano già intervenuti i soccorsi;
- necessità di presentarsi a un esame, a un colloquio di lavoro o a un appuntamento;
- necessità di evitare un danno economico.
Per concludere, non mi resta che raccomandare buon senso ed educazione quando si guida e anche quando si parcheggia. Il nostro “5 minuti e poi la sposto” può creare gravi problemi alle auto che risultano bloccate e che non possono muoversi. Oltre ad intralciare la circolazione. Troviamo uno stallo libero e impariamo a fare un perfetto parcheggio a S.