Appropriazione indebita

L’appropriazione indebita è un reato plurioffensivo disciplinato dal Codice Penale tramite l’articolo 646, con il quale si identifica un comportamento incompatibile con un titolo posseduto. In particolare, questa condizione evidenzia il tentativo di un ingiusto profitto, attraverso l’appropriazione di un bene in proprio possesso ma sul quale non si detiene alcun tipo di titolo. Si tratta nel dettaglio di un delitto ai danni del patrimonio altrui, in quanto prevede l’utilizzo improprio di denaro o di un bene mobile di un’altra persona o entità, ovvero un qualcosa che si può spostare differente da un bene immobile. Questa situazione trova spazio anche in ambito assicurativo, in particolare in alcune condizioni legate al risarcimento della polizza auto.

Cosa si intende per appropriazione indebita?

Con appropriazione indebita si intende chiunque si appropri di cose mobili o di somme di denaro, allo scopo di ottenere un guadagno illecito per se stesso o a favore di altri soggetti. Fa eccezione ovviamente il legittimo proprietario, mentre possono essere passibili di questo reato i comproprietari, i soci, i coeredi e compossessori. Per determinare il reato penale il tentativo di profitto deve essere di natura patrimoniale, mentre altre finalità sono più controverse e aperte a diverse opinioni interpretative della legge. Se si approfitta inoltre del possedimento di un bene o di denaro in seguito a uno stato di necessità, ovvero quando il soggetto affidatario non può scegliere il depositario, in questo caso sono previste delle aggravanti.

Appropriazione indebita: quali sanzioni comporta?

In generale, il reato penale di appropriazione indebita è punito severamente dalla legge, tramite una multa con importo da 1.000 euro fino a un massimo di 3.000 euro e la reclusione da 2 a 5 anni. Le pene sono state aggravate dall’intervento normativo con la Legge n.3 del 9/01/2019, mentre precedentemente era prevista un’ammenda fino a 1.032 euro e la reclusione per un massimo di 3 anni.

Quando cade in prescrizione il reato di appropriazione indebita?

Il reato può essere prescritto dopo 6 anni, come stabilito dall’articolo n.157 del Codice Penale, oppure dopo 4 anni in caso di contravvenzione e non di delitto. L’appropriazione indebita deve essere azionata da un’apposita querela del soggetto offeso, il quale deve sporgere denuncia entro non oltre 3 mesi dall’avvenimento del fatto, poiché non è possibile procedere d’ufficio.

Appropriazione indebita e assicurazione auto

Il reato contro il patrimonio per l’appropriazione indebita può avvenire anche nell’ambito delle assicurazioni auto. In particolare, questa condizione può essere imputata a chi, dopo aver denunciato il furto del veicolo e ottenuto l’indennizzo da parte della compagnia, ritrova il mezzo e non lo segnala all’impresa assicurativa attraverso un’apposita comunicazione ufficiale. Dopo il furto e il risarcimento dell’assicurato, infatti, la compagnia di fatto diventa proprietaria del veicolo per il quale ha erogato il rimborso previsto dal contratto assicurativo. La mancata dichiarazione di ritrovamento, dunque, comporta un reato di appropriazione indebita punibile dal Codice Penale in caso di querela da parte dell’assicuratore. Questa circostanza è stata confermata anche dalla sentenza n.22823 del 7 dicembre 2016 da parte della Sezione XII del Tribunale di Roma. Per evitare le pesanti sanzioni, dunque, è fondamentale comunicare subito l’eventuale ritrovamento del veicolo alla compagnia, ricordandosi che l’impresa può disporre dell’auto per rientrare in possesso della somma corrisposta all’assicurato. Se invece il premio non è ancora stato erogato al momento del ritrovamento del mezzo, in questo caso è necessario effettuare una nuova trascrizione al PRA (Pubblico Registro Automobilistico) e stipulare un’altra polizza RCA. Con la nuova assicurazione sarà possibile mantenere la stessa classe di merito della vecchia copertura, evitando di perdere i benefici acquisiti.