I
lavoratori parasubordinati sono delle categorie particolari di lavoratori, in cui il rapporto tra il collaboratore e il committente presenta caratteristiche sia del lavoro di tipo autonomo sia del lavoro dipendente. Al pari dei
lavoratori autonomi, infatti, anche i collaboratori svolgono un’attività lavorativa a favore di un committente, tuttavia possono usufruire di una serie di tutele relative ai
lavoratori subordinati.
Il 25 giugno 2015 è stata abolita la forma di lavoro parasubordinato regolata dal contratto di lavoro a progetto, anche conosciuta con la sigla Co.co.pro., mentre è rimasta in vigore l’opzione di lavoro parasubordinato Co.co.co vincolata dal
contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Dal primo gennaio 2019 è subentrato il divieto per le pubbliche amministrazioni di applicare contratti Co.co.co, rimasto invece accessibile per il settore privato.
Come funziona il lavoro parasubordinato
Con la riforma del 2015 del Job Act la forma di lavoro parasubordinato è stata riconosciuta come sistema intermedio,
a metà strada tra il lavoro subordinato e il lavoro autonomo. Si tratta di un inquadramento contrattuale non sempre chiaro e trasparente, in quanto garantisce maggiore flessibilità alle aziende ma allo stesso tempo introduce una certa precarizzazione del lavoro.
In particolare, il
contratto Co.co.co inquadra quei lavoratori atipici la cui attività non può essere ricondotta esclusivamente né all’interno del lavoro subordinato né a quello autonomo, ma a una
forma intermedia tra i due rapporti. Questi lavoratori però non godono dell’indipendenza totale nei confronti del committente tipica dei lavoratori autonomi, ma presentano delle similitudini con i lavori dipendenti.
Per questo motivo sono state introdotte delle
tutele per i lavoratori parasubordinati, tra cui l’iscrizione in un’apposita gestione separata dell’INPS e assicurazioni per le malattie professionali e gli infortuni. In questo modo anche i lavoratori con un contratto Co.co.co possono beneficiare di alcune prestazioni e protezioni, tra cui la
pensione di vecchiaia e d’invalidità.
Allo stesso tempo i lavoratori parasubordinati possono ricevere
servizi assistenziali, come l’indennità di maternità e paternità, l’assegno familiare e l’indennità per malattia in seguito alla degenza in una struttura ospedaliera. Negli ultimi anni sono stati realizzati diversi interventi legislativi per limitare gli abusi, allo scopo di evitare che i committenti utilizzino impropriamente il lavoro parasubordinato per eludere i costi del lavoro subordinato.
Lavoratori parasubordinati e contribuzione previdenziale
Dal 1996 è prevista per i lavoratori parasubordinati la possibilità di
iscriversi alla gestione separata, il fondo pensionistico dell’INPS all’interno del quale confluiscono i contributi previdenziali obbligatori. Le categorie di lavoratori parasubordinati che possono accedervi sono diverse, tra cui i soggetti con un contratto Co.co.co di collaborazione coordinata e continuativa.
Possono aderire alla gestione separata INPS anche i venditori a domicilio con un reddito di oltre 5 mila euro, mentre dal 1998 il fondo pensionistico è accessibile anche agli spedizionieri doganali non subordinati. Rientrano nelle categorie di lavoratori ammessi anche gli amministratori locali, i beneficiari di assegni di ricerca e borse di studio per dottorato, i lavoratori autonomi occasionali con reddito superiore a 5 mila euro e i medici con un contratto di formazione specialistica.
Alcuni lavoratori parasubordinati devono inoltre essere
assicurati all’INAIL, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, per usufruire delle prestazioni assistenziali erogate dall’ente. L’obbligo è previsto per i collaboratori occasionali, i membri di commissioni e collegi, gli amministratori, i revisori e i sindaci di enti con o senza personalità giuridica e i collaboratori di riviste, giornali ed enciclopedie.