Il
pilastro è un’espressione con la quale si identificano gli
elementi cardine del sistema previdenziale italiano, ad ogni modo ogni sistema di previdenza ha i suoi pilastri. Sia quello italiano che svizzero, infatti, presentano entrambi su 3 pilastri fondamentali, tuttavia la loro conformazione e configurazione sono differenti e prevedono meccanismi diversi.
Conoscere questi aspetti permette di capire quali sono le
soluzioni disponibili per la previdenza, allo scopo di pianificare la vita al momento dell’uscita dal mondo del lavoro in modo accurato ed efficace. Oltre alla previdenza obbligatoria esistono infatti altre opzioni a disposizione, attraverso le quali è possibile integrare e complementare quella principale in base alle proprie esigenze.
I pilastri del sistema previdenziale italiano
Il sistema di previdenza italiano si basa su
3 pilastri:
- previdenza obbligatoria
- previdenza complementare collettiva
- previdenza complementare individuale
Il primo pilastro è composto dalla
previdenza obbligatoria, ovvero la contribuzione non facoltativa alla quale tutti i lavoratori dipendenti e autonomi devono partecipare. Si tratta della previdenza
statale e pubblica, un sistema che garantisce a tutti i cittadini al momento del raggiungimento dei requisiti per l’
età pensionabile l’erogazione del trattamento pensionistico.
In Italia la gestione è affidata all’
INPS, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, il quale si occupa dell’erogazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali, tra cui sostegni economici in caso di malattia, infortunio o maternità. Fino al 1995 l’importo della pensione era ottenuto attraverso il
calcolo retributivo, dopodiché è stato introdotto il meccanismo misto e infine il passaggio al
sistema contributivo.
Il secondo pilastro è rappresentato dalla
previdenza collettiva, una forma previdenziale facoltativa e complementare rispetto a quella pubblica obbligatoria. L’adesione avviene su
base volontaria con la contribuzione ai
fondi pensione, strumenti a beneficio dei quali i lavoratori possono erogare pagamenti liberi anche con il versamento del TFR, gestiti da
società di intermediazione mobiliare (SIM), banche o società di gestione del risparmio (SGR).
Il terzo pilastro è la
previdenza individuale, con la possibilità per ogni persona di scegliere un Piano Individuale di Risparmio (PIP). Sono ad esempio
soluzioni assicurative del ramo vita con funzione previdenziale, come le polizze Index o
Unit Linked, in cui il capitale versato viene gestito dalle compagnie assicurative in fondi interni o esterni, offrendo il
capitale protetto e in alcuni casi un
rendimento minimo garantito.
Perché il sistema previdenziale italiano ha 3 pilastri?
I
tre pilastri del sistema previdenziale italiano sono stati messi a punto nel corso degli ultimi decenni, adattando la struttura di previdenza alle esigenze che si presentano ad ogni nuova generazione e contesto socioeconomico. Al giorno d’oggi, ad esempio, le necessità in merito al
tenore di vita in vecchiaia sono profondamente differenti rispetto a quelle di 30 o 40 anni fa, al pari delle condizioni economiche e dei flussi occupazionali.
Il
sistema previdenziale pubblico obbligatorio è essenziale per offrire una serie di tutele minime a tutta la popolazione, assicurando che ogni cittadino possa beneficiare di una
garanzia minima vitale. Per accertarsi della sostenibilità del sistema, però, vengono realizzate modifiche periodiche dei requisiti di pensionamento, come l’aumento dell’età pensionabile oppure l’incremento del numero di contributi minimi per l’ottenimento della pensione.
Allo stesso modo anche l’importo della pensione diventa sempre più ridotto in molte circostanze, per questo motivo è fondamentale la presenza di
forme previdenziali complementari assicurate dagli altri due pilastri. Quella collettiva consente ai lavoratori dipendenti e autonomi di versare delle somme per
integrare la pensione INPS, ricevendo un pagamento quando si ottiene la pensione pubblica, sebbene sia possibile richiedere il riscatto anticipato dopo un certo numero di anni.
La previdenza complementare individuale, invece, permette sia di accantonare una somma per la vecchiaia, sia di abbinare una serie di
coperture personalizzate. Si tratta ad esempio della
polizza caso vita, con le quali se l’assicurato è ancora in vita alla scadenza dell’assicurazione la compagnia paga un capitale o una rendita, oppure della
polizza caso morte con il versamento di una somma ai
beneficiari della copertura in caso di decesso dell’assicurato.