La
reversibilità è un meccanismo spesso utilizzato nell’ambito pensionistico, con il quale avviene il
trasferimento di un beneficio acquisito da una persona defunta ai familiari superstiti. Se ad esempio un pensionato muore il coniuge e i figli possono in alcune circostanze ottenere un contributo economico, ereditando la pensione del soggetto deceduto.
Nel campo assicurativo la reversibilità si applica ad alcune
polizze del ramo vita, quando il contratto prevede il pagamento della somma assicurata ai
beneficiari in caso di decesso dell’assicurato o del contraente. Si tratta delle polizze vita, assicurazioni in cui la compagnia eroga la prestazione assicurativa se l’assicurato è ancora in vita alla scadenza della polizza.
Che cos’è la reversibilità nelle polizze vita
Nelle
assicurazioni sulla vita l’impresa di assicurazioni garantisce il pagamento di un
capitale o una rendita vitalizia, versamento che avviene in caso di sopravvivenza dell’assicurato alla conclusione del contratto. In questo caso la compagnia corrisponde una somma in un’unica soluzione, oppure attraverso pagamenti periodici nella forma di una
rendita vitalizia.
La rendita vitalizia viene pagata per
tutta l’esistenza dell’assicurato, fino al suo decesso, dopodiché l’
assicuratore non è più tenuto al versamento delle somme. Se invece la polizza prevede l’
opzione di reversibilità la compagnia continua a pagare l’importo dovuto, tuttavia avviene a favore dei soggetti beneficiari dell’assicurazione secondo quanto riportato nel contratto assicurativo.
Attraverso questa clausola, quindi, in caso di
morte del contraente/assicurato della polizza vita la rendita viene trasferita ai beneficiari. Ovviamente questo meccanismo è valido soltanto se sono stati corrisposti tutti i premi assicurativi, perciò il contraente della polizza deve essere in regola con i pagamenti previsti dalla compagnia di assicurazione.
È importante che i beneficiari siano inseriti nel contratto e facilmente identificabili, infatti può capitare che le persone destinatarie della reversibilità non vengano informate. In questo caso l’assicurazione può diventare una
polizza dormiente, ovvero un contratto assicurativo per il quale nessuno rivendica la prestazione con la
prescrizione dopo 10 anni.
Come funziona la reversibilità nelle assicurazioni vita
La
reversibilità nelle assicurazioni sulla vita presenta in genere una percentuale della somma oggetto del trasferimento, la quale può andare da un
minimo del 50% dell’importo della rendita vitalizia fino a un
massimo del 100%. Il pagamento della somma invece può essere erogato da parte della
compagnia di assicurazione con cadenza mensile, trimestrale, semestrale o annuale.
Inoltre, in caso di
invalidità permanente dell’assicurato può essere prevista la maggiorazione della somma, oppure la presenza di una copertura long term care in caso di
perdita dell’autosufficienza da parte dell’assicurato/contraente. Tutte queste condizioni sono specificate all’interno del contratto assicurativo, nel quale sono riportate le persone designate come beneficiarie e destinatarie della reversibilità della polizza.
Per la rendita vitalizia le compagnie richiedono l’
indicazione dei beneficiari alla stipula del contratto, in quanto in caso di decesso dell’assicurato l’impresa di assicurazione dovrà corrispondere una certa somma per tutta la vita del beneficiario. Per questo motivo l’assicuratore deve valutare una serie di requisiti, come l’età della persona e il suo stato di salute.
Di norma,
l’importo della rendita è più basso se il beneficiario è giovane, poiché la compagnia dovrà corrispondere il pagamento per un lasso di tempo più lungo. Al contrario, la somma ottenibile con la reversibilità diventa sempre più alta se si tratta di un soggetto più in là con gli anni, in quanto la sua aspettativa di vita sarà gradualmente inferiore in termini di anni.