Si è sempre saputo che gli idrocarburi fossero un bene deperibile, ma solo negli ultimi anni ci si sta muovendo per cercare un’alternativa concreta. Qualcosa che non abbia solo un costo di produzione minore, quindi anche di vendita, ma soprattutto che abbia il minor impatto possibile sull’ambiente.
Pochi giorni fa la Air Fuel Synthesis ha dichiarato di poter produrre “benzina” dall’aria e di entrare sul mercato globale nel giro di due anni. Il processo non sarebbe niente di nuovo se non nel “miglioramento” del sistema di cattura del CO2 dall’aria, ma bisognerebbe valutare i reali costi di produzione e d’impatto ambientale. Produrre “combustibile” dall’aria richiede un investimento per nulla conveniente, quindi potenzialmente non vendibile come alternativa ai carburanti fossili.
Ci avevano provato, almeno così avevano annunciato quelli della European Research Council (Erc), a tirar fuori la benzina dal Sole ma poi non si è saputo più nulla. Dall’altro lato dell’oceano si portano avanti altri esperimenti, tutti volti a semplificare il processo di produzione.
L’ultima notizia riguarda la Marina Americana che sta testando, al largo del Golfo del Messico, un’apparecchiatura che riuscirebbe a estrapolare “benzina” dall’acqua del mare. Un test fondamentale per la Marina perché, in caso di successo, si abbatterebbero i costi sostenuti per il rifornimento da terra. La macchina sarebbe capace di trattare l’acqua del mare ed estrapolarne idrogeno e diossido di carbonio, presenti in buona quantità, per realizzare il carburante necessario a jet. Il procedimento non è proprio semplice, infatti la macchina è composta da un’unità elettrochimica che viene riempita d’acqua marina acidificata. Il trattamento estrapola dall’acqua tre elementi principali: ossigeno, idrogeno e CO2. Gli ultimi due elementi vengono processati per portarli dallo stato gassoso a quello liquido, per essere successivamente adoperato.
Tutto ciò richiede moltissima energia: nelle acque marine c’è una concentrazione del gas 140 volte superiore a quello presente nell’aria. Anche questo sistema, per quanto possa risultare funzionale, ha dei limiti che come sempre riguardano i costi di produzione e l’impatto ambientale che esso produce. Per ora il test va avanti, ma produrre un gallone di carburante ha un costo che oscilla tra i 3 e i 6 dollari, quando invece il sistema di rifornimento da terra costa 3.5$ a gallone.
Un’azienda irlandese punta sulla plastica, quella recuperata dal mare, per produrre il suo carburante. Hanno dichiarato che una tonnellata di rifiuti trasformata in carburante, idoneo soprattutto per gli aerei, può arrivare a sostituire 900 litri di gasolio. Si vocifera di un primo volo entro la fine dell’anno, ma staremo a vedere.
La sperimentazione va avanti, spesso solo con la fantasia, ma c’è ancora tanto da fare prima di trovare una valida alternativa ai carburanti fossili.