L’auto nuova si compra per esigenza o per sostituire quella vecchia, che consuma davvero troppo. Nello scegliere un veicolo nuovo, anche se gli italiani preferiscono l’usato, si analizzano molti fattori e i consumi sono di fondamentale importanza.
Chi compra un’utilitaria o una monovolume si aspetta dei consumi contenuti, non quelli di una supercar. Prima della scelta, si spulciano i dati e i confronti tra veicoli della stessa categoria. Un recente rapporto dell’Ong Trasport & Environment campaign group ha messo in discussione la veridicità di questi dati.
L’analisi, basata su ricerche condotto in diversi paesi, ha mostrato delle discrepanze tra i consumi dichiarati dalle case automobilistiche e quelli ricavati dall’utilizzo su strada.
Pare quindi che alcuni costruttori d’auto falsifichino i risultati dei test di efficienza dei veicoli: in alcuni casi i consumi dichiarati differiscono da quelli reali anche del 50%. Questi dati sono il risultato di diversi test di omologazione, obbligatori per immettere il veicolo sul mercato e poterlo commercializzare, che non rispecchiano il reale utilizzo che si fa dell’automobile.
Gli autori del rapporto dichiarano che le compagnie utilizzano più di venti accorgimenti/metodi, totalmente legali, per rendere “apprezzabili” i consumi all’ acquirente finale. In media il consumo dichiarato è inferiore del 25% rispetto a quello reale, ma in alcuni casi si arrivano a toccare punte del 50%. In un ciclo di vita dell’auto si può arrivare a consumare fino a 2 mila euro in più di carburante. Il fenomeno non è una novità, ma se per i vecchi veicoli la forbice tra i test e realtà era del 19% oggi si è arrivati al 37%. Una percentuale che cresce costantemente dell’1% ogni anno.
- Perché i consumi dichiarati differiscono così tanto dalla realtà?
I dati relativi ai consumi delle vetture, che le case automobilistiche sono tenute per legge a inserire sul libretto di circolazione, vengono ricavati da test effettuati in “laboratorio” e non su strada. Queste prove seguono le direttive di una normativa varata dall’Unione Europea, quindi non c’è nulla di illegale. La prova, della durata di circa 20 minuti, viene quindi effettuata su di un banco a rulli che simula il percorso urbano, extraurbano e misto. In queste prove la macchina viene testata a velocità ridotte (urbano a meno di 20km/h) e con accelerazioni che non sfruttano mai più del 20% della potenza motore. Prove che differiscono completamente dall’utilizzo reale del mezzo, ma che rispettano le condizioni previste dalla legge.
Altro elemento mai dichiarato dalle case automobilistiche, ma rispettando sempre la normativa europea, è la tipologia di veicolo utilizzata per i test. Di norma vengono testate auto in “versione leggera” ovvero senza condizionatore e altri tipi di accessori/optional, che possano appesantire il veicolo, e sigillati completamente in modo da ridurre al minimo l’attrito. Ci si serve di lubrificanti speciali e nei test su pista si scelgono asfalti molto duri, completamente diversi da quelli presenti sulla maggior parte delle strada cittadine. Falsificando i reali consumi di una vettura, attraverso questi test, si vanno inevitabilmente a “ritoccare” anche le dichiarazioni riguardati le emissioni di CO2. Le nuove auto sono davvero così green?