Dopo un periodo altalenate, in questi giorni si è avuto un assestamento dei prezzi carburanti.
Negli ultimi mesi il costo della benzina/diesel è stato ritoccato pochissime volte, grazie alla stabilità raggiunta dalle quotazioni del petrolio, portando un incremento del consumo del prodotto.
A febbraio il +3,8% delle vendite carburante, segno positivo che torna dopo bene 12 mesi, ha riacceso la speranza di un intero mercato ma che un’inchiesta sulle più grandi compagnie petrolifere potrebbe soffocare. Ma alcune compagnie petrolifere “rischiano”: Shell, Tamoil, Eni, Esso, Total Erg, Q8 e Api entrano nel mirino della Guardia di Finanza e della procura di Varese.
L’accusa è quella di aver messo in atto delle manovre speculative, che avrebbero portato al rigonfiamento dei prezzi carburanti in Italia. Un “giochetto” costato al nostro Paese la medaglia d’oro per il prezzo carburante in Europa e tanti euro agli automobilisti italiani. L’inchiesta sulle compagnie petrolifere, aperta a seguito di un esposto del Codacons che ha richiesto un verifica sulle operazioni che determinano il prezzo finale del carburante, ipotizza i reati di rialzo e ribasso fraudolento dei prezzi sul mercato, manovre speculative su merci e truffa.
Secondo l’accusa l’andamento dei prezzi carburante, dal gennaio 2011 al marzo 2012, sarebbe stato influenzato dal ruolo dei fondi di investimento delle compagnie in commodity (oro, argento, rame, petrolio, etc..) e dagli Etf (exchange-trade fund) sul petrolio, che avrebbero dato il via alla speculazione da parte delle compagnie.
L’Unione petrolifere respinge le accuse, ma il Gip di Varese scrive alle sette compagnie di “aver compiuto manovre speculative ed aver posto in essere artifizi e raggiri, consistenti nell’aver volontariamente livellato, concordandoli, salvo modesti scostamenti, i prezzi dei prodotti petroliferi alla pompa, in modo da minimizzare le possibilità di minor guadagno derivati dall’applicazione dei principi della concorrenza sul mercato, quindi con danno economico di un numero indistinto e indeterminabile di fruitori del servizio – indotti in errore, ma in ogni caso privi di reale possibilità contrattuale, nella considerazione che le principali compagnie petrolifere agiscono in regime di oligopolio”
Vista la complessità del caso, il Codacons ha presentato ricorso al tribunale del Riesame per richiedere il sequestro immediato dei documenti, mentre il Gip di Varese ha dichiarato la propria incompetenza ad esprimersi sull’istanza di sequestro dei documenti e dei bilanci delle compagnie. Infatti la procura di Varese ha solo messo in luce questa sussistenza dell’ipotesi di reato, ma saranno i magistrati di Roma e Milano a confermarla o meno.