Incidenti contro gli alberi: statistiche e cause
L’articolo che segue è un riassunto dell’inchiesta effettuata da Lorenzo Borselli per conto della rivista Il Centauro, organo dell’ASAPS, dal titolo:”Incidenti stradali contro alberi: sono tanti! Ma chi è il vero colpevole?”
Incidenti stradali e alberi è un connubio che troppo spesso vediamo nelle nostre strade. Il bilancio del 2015 si è concluso così: 242 incidenti avvenuti contro alberi, 127 morti (il 4% della mortalità stradale nazionale), 255 feriti, 10 incidenti plurimortali. Di questa totalità, 103 sinistri sono avvenuti al nord Italia (il Veneto è la Regione più interessata, seguita da Lombardia e Toscana), 72 al centro e 67 al sud e nelle isole.
Regioni tipicamente boschive come Trentino Alto Adige, Val D’Aosta, Liguria, contano pochissimi incidenti contro alberi: nessuno per la Val D’Aosta (come per la Basilicata), uno soltanto per il Trentino Alto Adige e quattro per la Liguria.
La distrazione è il motivo principale degli incidenti stradali e considerando che alla velocità di 80 Km/h si percorrono circa 22 metri in un secondo, ogni minimo errore potrebbe rivelarsi fatale. Altre cause possibili sono malore, colpo di sonno, imprevisto in strada, oppure il fondo stradale viscido nei mesi invernali.
Alberi: salvavita oppure no?
È anche vero che gli alberi talvolta salvano una vita o comunque riducono i danni: è recente la vicenda di tre ragazzi che, in una strada della Costiera Amalfitana, hanno oltrepassato il guard rail (che non ha retto all’impatto) e sono precipitati verso il vuoto, fermando la loro corsa contro un albero che ha evitato il peggio, salvando di fatto la vita alle persone sull’auto. In mancanza della pianta, l’auto sarebbe presumibilmente precipitata nel vuoto.
Di contro in Veneto un’auto con 6 persone a bordo è andata fuori strada strisciando contro il guard rail per poi andare ad incocciare, quando tutto pareva finito per il meglio, un albero che ha fatto da “trampolino” ribaltando più volte l’auto e contribuendo alla morte di ben 3 dei passeggeri. Se l’albero non ci fosse stato con tutta probabilità l’auto avrebbe terminato la sua corsa addirittura senza feriti.
Si è spesso discusso se fosse prudente o meno piantare alberi nei pressi delle strade oppure far passare le strade in zone particolarmente boschive e, come in tutte le cose, qualunque situazione vive di pro e di contro.
La funzione importante degli alberi contro gli incidenti
Su strade di montagna la presenza di alberi fa in modo di contenere la strada, ovvero di dare solidità e robustezza al terreno su cui è costruita la strada stessa, la quale non risulta quindi “appesa” ma ben piantata in un terreno quanto mai solido. Inoltre gli alberi hanno anche la funzione di rallentare eventuali carambole o precipitazioni di veicoli. Un esempio sono le vetture da rally: spesso si vedono fotografie di vetture che hanno fermato la loro corsa contro le piante.
Altri tipi di alberi, ad esempio quelle con radici più superficiali, possono invece rappresentare dei problemi in quanto proprio la radice stessa potrebbe generare una crepa nell’asfalto creando un avvallamento che potrebbe causare un incidente o un’uscita di strada. Tipico è l’esempio dei cipressi.
Fondamentale è poi la manutenzione sia degli alberi che delle arterie di viabilità: una strada non mantenuta oppure un albero in cattivo stato possono amplificare gli effetti negativi e possono anche risultare mortali.
Incidenti e alberi: cosa dice la legge
Il Regolamento di attuazione del Codice della Strada, secondo un articolo del 1992, impone ai cittadini di non piantare alberi al di fuori dai centri abitati che abbiano una distanza dal confine stradale inferiore alla massima altezza che la pianta potrebbe raggiungere. Quindi se un albero raggiungerà un’altezza di 10 metri non è possibile piantarlo a meno di 10 metri dal confine stradale. Non è stato però al tempo specificato il tipo di strada, o meglio, il legislatore dimenticò di ricomprendere le strade extraurbane.
Tale mancanza venne poi colmata dalla Corte di Cassazione con una sentenza del 2010, che regolarizzò anche questa tipologia di arteria e allargò il regolamento anche agli enti pubblici, estendendo anche ad essi il rispetto di tale obbligo.