Il numero degli incidenti stradali in Italia, così come nel resto dell’Europa, continua a crescere. Ad aumentare sono, soprattutto, gli incidenti mortali. L’Italia si piazza al terzo posto di una classifica macabra, che guarda il numero delle vittime della strada.
Incidenti mortali in continuo aumento
Il numero delle vittime della strada continua a crescere. In Italia, nel 2015, sono stati registrati ben 3.428 decessi – una media di 9 persone al giorno. Davanti a noi la Germania, con 3.459 decessi, e la Francia, con 3.461. La situazione è preoccupante considerato che, rispetto al 2014, il numero di incidenti mortali nel nostro territorio è aumentato dell’1.4%.
Questa tendenza non colpisce solamente l’Italia. In Europa, infatti, rispetto al trend positivo che si registrava ormai da più di dieci anni, il numero degli incidenti stradali ha preso una brusca impennata. Ed è questo il dato allarmante: 26.100 le vittime di incidenti stradali.
Dal 1997 al 2013, in Europa, il numero dei decessi, causati da incidenti stradali, era diminuito in maniera positiva. Nell’ultimo biennio, invece, la situazione sembra essere sfuggita di mano. L’obiettivo della Commissione Europea di portare, entro il 2020, il numero delle vittime della strada a 20 mila, ormai è una mera chimera.
Per migliorare la situazione servono nuove infrastrutture, è vero, ma serve soprattutto un approccio nuovo all’educazione stradale. In tre parole: educare per prevenire.
Incidenti stradali: tra le vittime bambini dai 5 ai 13 anni
Ed è continuando a parlare di educazione stradale che si evince quanto sia cruciale diffondere le buone norme e riportare la civiltà tra le strade. Se circa il 60% dei genitori non usa il seggiolino per auto – obbligatorio per legge – non è colpa del manto stradale o della distrazione da smartphone.
Se gli incidenti stradali sono – secondo una recente indagine di Altroconsumo – la prima causa di morte per i minori tra i 5 e i 12 anni, evidentemente, servono provvedimenti più severi e una campagna di sensibilizzazione.
L’indagine, inoltre, chiarisce la “dinamica tipo” di un incidente fatale: capricci e mancanza di protezione per il piccolo, sul breve tragitto.