Ogni volta che viene aggiunto un rilevatore di passaggio con rosso semaforico, un autovelox sui viali di circonvallazione o un nuovo gruppo di parcheggi a pagamento, una domanda nasce spontanea: dove finiscono tutti i soldi, e non sono pochi, che gli automobilisti versano in multe auto? A chi spettino e che uso venga fatto di queste entrate è la domanda che viene da farsi, soprattutto quando, con riluttanza, si è contribuito alle casse in questione.
Dove finiscono i soldi delle multe?
La destinazione degli incassi riconducibili alle sanzioni amministrative per infrazioni al Codice della Strada, al secolo multe, non è in realtà un mistero. A dettarla è il Codice medesimo, all’art. 208 e in parte all’art. 142, con un criterio semplice: gli incassi vanno all’Ente per cui lavora chi ha fatto l’accertamento. Dunque, se la violazione è accertata da un funzionario, ufficiale o agente dello Stato, i soldi delle relative multe sono devoluti allo Stato, se invece l’accertamento è svolto da un funzionario, ufficiale o agente regionale, provinciale o comunale, gli introiti vanno, rispettivamente, a Regione, Provincia o Comune.
Dunque i beneficiari predestinati delle multe subite dai cittadini sono lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni. Ma cosa ne fanno, concretamente, di queste entrate? Servono a rimediare buchi del bilancio pubblico o hanno finalità specifiche?
Anche in questo caso, soccorrono gli articoli 208 e 142 del Codice della Strada, che stabiliscono vincoli di utilizzo delle somme acquisite con le multe e mezzi per verificare se i fortunati destinatari dei soldi dei contribuenti sono rispettosi di tali vincoli oppure no.
Quando le multe sono dello Stato
Di quelle entrate che vengono dalle multe e che spettano allo Stato, secondo il criterio visto sopra, il Codice della strada prevede una ripartizione precisa:
- Fino all’80% delle entrate annue: deve essere devoluta al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Ispettorato generale per la circolazione e sicurezza stradale, per lo svolgimento di studi, ricerche e propaganda ai fini della sicurezza stradale, nonché per finalità di educazione stradale. La stessa quota può essere anche impiegata per l’assistenza e previdenza del personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, della Polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato e, in generale, per iniziative ed attività di promozione della sicurezza della circolazione;
- Fino al 20% delle entrate annue: è riservata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Dipartimento per i trasporti terrestri, per studi, ricerche e propaganda sulla sicurezza del veicolo;
- Fino al 7,5% delle entrate annue: va al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Dipartimento per i servizi per il territorio, per l’insegnamento, nella scuola pubblica e privata, dell’educazione stradale e per l’organizzazione dei corsi per conseguire il certificato di idoneità alla conduzione dei ciclomotori.
- Incrementi delle sanzioni amministrative art. 195, comma 2-bis: sono quegli aumenti di multa che il Codice della strada prevede quando alcune infrazioni, sostanzialmente riguardanti il limite di velocità, vengono commesse tra le 22 e le 7. Quella fetta di multa in più viene versata in un apposito Fondo contro l’incidentalità notturna.
Quando le multe sono degli Enti locali
Se i soldi guadagnati con le multe spettano alle casse di Regioni, Province o Comuni, la ripartizione viene operata in maniera differente. Da quanto si legge nella norma, di queste somme complessive c’è un 50% di libera disposizione dell’Ente locale che lo ha incassato e un altro 50% che è invece vincolato per legge a determinati usi. Ed esattamente:
- In misura non inferiore a un quarto della quota: destinata ad interventi di sostituzione, di ammodernamento, di potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica delle strade di proprietà dell’ente;
- In misura non inferiore a un quarto della quota: al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, anche attraverso l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi di polizia provinciale e di polizia municipale;
- Il restante: ad altre finalità connesse al miglioramento della sicurezza stradale, alla manutenzione delle strade di proprietà dell’Ente, incluse installazione, ammodernamento, potenziamento, messa a norma e manutenzione delle barriere e sistemazione del manto stradale delle medesime strade, ad interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti, allo svolgimento, da parte degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado, di corsi didattici finalizzati all’educazione stradale, a misure di assistenza e di previdenza per il personale e ad interventi a favore della mobilità ciclistica. Quest’ultima quota può essere anche destinata ad assunzioni stagionali a progetto, nelle forme di contratti a tempo determinato e a forme flessibili di lavoro, ovvero al finanziamento di progetti di potenziamento dei servizi di controllo finalizzati alla sicurezza urbana e alla sicurezza stradale, nonché a progetti di potenziamento dei servizi notturni e di prevenzione, all’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi di polizia provinciale e di polizia municipale, destinati al potenziamento dei servizi di controllo finalizzati alla sicurezza urbana e alla sicurezza stradale.
Destinazione dei soldi dello Stato
Si è visto che il denaro versato dai cittadini per pagare le contravvenzioni viene devoluto a Stato o Enti locali in base all’appartenenza di chi quell’infrazione ha rilevato. La legge individua delle quote massime e minime di disposizione delle somme, ma l’attuazione in concreto è lasciata agli enti coinvolti.
Per le entrate che spettano allo Stato, è il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, con i Ministri dell’Economia e delle Finanze, dell’Interno e dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che determina ogni anno le quote dei proventi da destinarsi alle finalità indicate dalla legge. In conseguenza di questa individuazione, vengono poi adottate le necessarie variazioni di bilancio. Gli stessi Ministri coinvolti hanno il dovere, per legge, di trasmettere annualmente al Parlamento, entro il 31 marzo, una relazione su come sono state utilizzate le quote di incassi da multe dell’anno precedente.
Destinazione dei soldi degli Enti locali
Regioni, Province e Comuni determinano annualmente, con delibera della giunta, le quote da destinare agli scopi che sono indicati dal Codice della strada. Altri obblighi l’articolo non ne identifica, quindi resta lecito pensare che, per la metà delle entrate, Comuni, Province e Regioni siano liberi di decidere dove incanalare le somme, secondo i bisogni dell’Ente, fermo naturalmente il dovere di previsione ed eventuale modifica del relativo bilancio.
Anche gli Enti locali, come i Ministri, hanno un obbligo di relazione in merito all’uso fatto dei soldi ricevuti, con tanto di sanzione prevista in caso di inadempienza: è quanto sancisce l’art. 142 del Codice della strada. Questa norma obbliga ogni Ente locale a trasmettere in via informatica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed al Ministero dell’interno, entro il 31 maggio di ogni anno, una relazione in cui sono indicati, con riferimento all’anno precedente, l’ammontare complessivo dei proventi da multe, come risultanti da rendiconto approvato nel medesimo anno, e gli interventi realizzati con gli stessi, con la spacificazione degli oneri sostenuti per ciascun intervento.
Ma attenzione: se un Comune, una Provincia o una Regione non hanno trasmesso la relazione o hanno impiegato i proventi da multe in modo e percentuali difformi rispetto a quanto prevede la legge, quell’Ente locale si troverà le proprie entrate da contravvenzioni ridotte del 30% annuo per ciascun anno in cui sia stata riscontrata l’inadempienza.
Le spese dei Comuni italiani
L’impiego del denaro che viene ai Comuni dalle multe è oggetto di attenzione da parte dei cittadini e dei mezzi di informazione. A Monza, ad esempio, è stato di recente segnalato che, ad una grossa entrata per le multe emesse, corrisponde una spesa di poco inferiore per pagare la ditta a cui è stata appaltata la notifica delle contravvenzioni stesse. Un controsenso che ha suscitato più di una perplessità tra i consiglieri.
Secondo un’inchiesta recente, a Napoli circa un milione di euro è stato impiegato per l’acquisto delle nuove divise dei vigili urbani, 3,1 milioni destinati a “politiche sociali per favorire la mobilità sul territorio cittadino” e 345.800 € invece sono stati investiti in una convenzione con Fastweb.
Impieghi ancora differenti ad Aosta, dove metà delle entrate da multe sono state spese per liberare dalla neve la città, e a Milano, dove 10 milioni sono stati utilizzati per pagare gli straordinari di agenti per “servizi particolari”, 1,35 milioni per canoni radio e collegamenti telematici.
Utilizzi molto diversi, come si vede e non tutti all’apparenza dotati di uguale importanza o urgenza. Non manca chi fa osservare poi le condizioni al limite del tollerabile di alcune strade italiane e dei cartelli segnaletici, illeggibili, talvolta assenti o posizionati in modo tale da non essere visibili per chi guida. Pare lecito quindi chiedersi, ora che si è scoperto a chi vanno i soldi pagati per le multe, se davvero siano rispettati i vincoli e le percentuali di destinazione di questi fondi, frutto di donazioni per nulla spontanee e molto sofferte.
Gli incassi dei Comuni per il 2016
Nonostante contestazioni e mancati pagamenti, anche per il 2016 i Comuni continuano a puntare sulle multe per i propri incassi annuali. Da una indagine svolta sui bilanci di previsione risulta che la maggioranza dei Comuni prevede un aumento delle entrate, basate proprio sulle contravvenzioni, fino anche al 30%. In testa, in questa corsa al rialzo, ci sono le principali città italiane, nei cui conti però pesano parecchio anche le mancate entrate degli anni precedenti, cioè le multe non pagate e di cui non è stato possibile effettuare, o non si è affatto eseguito, un recupero forzato.
Ecco la panoramica degli aumenti per l’anno in corso in alcuni centri urbani del nostro paese:
- Milano: unico Comune che, in controtendenza, saggiamente riduce le proprie prospettive e prevede un incasso per le multe di 355 milioni di euro, contro i 405 milioni per il 2015.
- Firenze: previste entrate per 52,5 milioni di euro, 3,5 milioni in più dell’anno precedente. Si punta su un aumento della sicurezza dei cittadini e su una maggiore garanzia di parcheggi per i residenti.
- Roma: la capitale si attende un’entrata di 325 milioni di euro, con un rialzo di 75 milioni rispetto al 2015. C’è da dire che, di questo totale, 148 milioni sono arretrati non recuperati dell’anno precedente. In questo Comune, ogni anno, sono almeno 100 i milioni stimati e non realizzati per mancato successo del recupero crediti, che riesce soltanto nel 35% dei casi. Tuttavia, il commissario Francesco Paolo Tronca ha tenuto a precisare anche che l’aumento si deve soprattutto ai dati sottostimati del 2015.
- Napoli: purtroppo il capoluogo campano si segnala non tanto per gli aumenti stimati, quanto per il primato di mancata riscossione. La Corte dei Conti ha infatti segnalato che tra il 2009 e il 2013 la media è stata del 4%, ovvero su 100 multe fatte, solo 4 vengono effettivamente incassate dal Comune.
- Parma: si attendono 12,6 milioni di euro per il 2016, 3,6 milioni in più del 2012, anno in cui la città fu commissariata.
- Prato: anche per questa città la previsione di entrate da contravvenzioni per il 2016 è di 3 milioni in più del 2015, arrivando a 14 milioni complessivi.
- Imola: incremento contenuto, “solo” 300.000,00 euro in più del 2015, per un totale previsto di 2,8 milioni.
- Lucca: stimato un incremento di oltre un milione di euro delle entrate da contravvenzione.
- Forlì: multe incassate in crescita, secondo la stima per il 2016, visto che questo Comune prevede un aumento di 1,5 milioni rispetto al 2015.
- Schio: previste entrate di 980.000,00 euro per contravvenzioni, che la Giunta ha intenzione di destinare a studi, ricerche e campagne di sensibilizzazione aventi ad oggetto la sicurezza stradale.
- Bra: incremento previsto per meno di 300.000,00 euro, con un totale stimato per il 2016 in 1.410.000,00 euro.
Il bisogno di entrate dei Comuni è abbastanza evidente. Lo sarà anche l’impiego, imposto o promesso, di questi incassi? Aspettiamo i dati di fine anno e, soprattutto, i commenti dei cittadini per scoprirlo.