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Multe all’estero: l’UE detta nuove regole

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Multe all'estero: l'UE detta nuove regole

C’è una nuova moda in città: prendere la residenza all’estero (primato in classifica alla Germania) per non pagare le multe. O, ancora più furbescamente, noleggiare a lungo termine un veicolo presso una ditta di autonoleggio con sede fuori dai nostri confini servendosi di contratti simili al leasing, in modo da poter girare liberamente sulle strade del Bel Paese senza curarsi del Codice Stradale, perché tanto le multe si perdono negli ostici meandri dell’italica burocrazia. Ma sembra che le cose stiano per cambiare…

E’ trascorso un anno esatto da quando il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva 44/11, direttiva che mira a rendere perseguibile e sanzionabile il conducente che viola il Codice della Strada in un altro Paese dell’UE.  Questo non significa che fino a un anno fa potevamo fare come ci è parso (e qualcuno, vedendosi recapitare una multa estera a casa, lo ha constatato personalmente), ma la procedura per far giungere e pagare al destinatario l’eventuale verbale diventa adesso più semplice e funzionale, o almeno così sperano i governi dell’Unione, che ogni anno si vedono sfuggire milioni di euro d’introiti a causa di tutte quelle infrazioni commesse e mai pagate da molti cittadini stranieri in visita. La questione è in ogni caso globale dal momento che “Stato che vai, leggi che trovi”. Ma cosa succede adesso – e cosa succederà in futuro – agli italiani che si vedono recapitare multe dalla cittadina europea dove hanno trascorso la loro ultima vacanza o soggiorno di lavoro?

La Direttiva di cui parlavamo ha preso il nome provvisorio di “multa senza frontiere” e prevede l’istituzione di una banca dati comune per gli Stati membri e una trasmissione più celere delle informazioni. Si applicheranno inoltre le sanzioni previste dal Paese ospitante (quello dunque in cui si “sgarra”), e all’inizio il focus sarà su eccesso di velocità, passaggio col rosso, guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti e mancato allacciamento della cintura di sicurezza. Dal momento della ricezione della multa, il trasgressore ha 60 giorni per pagare o eventualmente contestare.

Il fatto che l’iniziativa europea non sia ancora entrata effettivamente in vigore (o meglio: che conceda 24 mesi di tempo a tutti i componenti dell’Unione per adottarla e di cui sono già trascorsi 12), non significa che possiamo starcene sereni e in panciolle confidando nel fatto che il paesello francese in cui abbiamo superato il limite di velocità rinuncerà alla ricerca della nostra targa e all’avvio della procedura, perché se veniamo beccati successivamente (magari tornando sul “luogo del delitto”) il prezzo da pagare può essere molto più alto, e non parlo esclusivamente di denari: in Svizzera ad esempio si rischia addirittura la reclusione, mentre in altri Paesi UE, se ci ferma una volante e verifica che l’ultima volta che siamo stati in visita dalle loro parti abbiamo fatto i furbetti, è previsto il sequestro del mezzo.

E quindi? quindi viaggiamo con prudenza anche oltre confine, in attesa di un unico Codice della Strada europeo che chiarisca le regole e sul quale c’è già un animato lavoro in corso.

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