Era il 1981 quando, al Salone di Ginevra, la Mercedes dimostrò al mondo delle quattro ruote di avercela fatta. Per la prima volta a livello internazionale un’auto costruita in serie montava l’airbag. Ma il pallone salvavita della Mercedes Classe S serie W12 fu il frutto di un lungo cammino tecnologico.
Tutto ebbe inizio nel 1952, alle porte della città americana di Newport, quando John W. Hetrick e la sua famiglia uscirono indenni da un incidente stradale.
L’ingegnere americano un anno dopo brevettò l’idea che gli era venuta dopo quell’esperienza, per poi cederla alla General Motors che cominciò la sperimentazione. Gli anni proseguirono tra i passi avanti fatti dalle prime installazioni pratiche (come per esempio sulla Oldsmobile Toronado del 1973) e le battute d’arresto legate ai tempi di gonfiaggio efficaci, fino al risultato ottenuto dalla ricerca della casa tedesca.
A trent’anni di distanza da quel successo, il perfezionamento dell’airbag non si ferma. Su molte auto ormai si contano fino a 12 “cuscini”, divisi tra frontali, laterali, per le ginocchia del guidatore e la testa dei passeggeri sul sedile posteriore. E nel futuro di questa esplosione di 30/50 millesimi di secondo che salva la vita, c’è l’uscita dall’abitacolo.
Una delle innovazioni più attese è infatti il Braking Bag (sempre di casa Mercedes). Un airbag montato in mezzo alle ruote anteriori, sotto il pianale dell’auto, che quando il radar a bordo segnala un impatto imminente, si gonfia facendo attrito sull’asfalto.