Secondo l’IVASS (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni), le tariffe dell’assicurazione auto sarebbero in discesa per il quinto anno consecutivo. Di diverso parere è, invece, la Federconsumatori che sostiene l’esistenza di costi polizza in verità più onerosi.
Assicurazione auto: i dati raccolti dall’IVASS
Lo studio effettuato dall’IVASS riguardante il quarto trimestre 2016, mostra come il costo medio delle assicurazioni auto corrisponda a 420 euro e sia in ribasso, rispetto anche solo allo scorso anno. Nella fattispecie, la statistica rivela che il 50% degli assicurati paga in media meno di 372 euro, mentre solo il 10% spende oltre 631 euro.
Anche tra le varie province d’Italia sembra essersi ristretto il divario. Specialmente a Caserta si un premio si paga quasi il doppio rispetto ad Aosta, che insieme ad altri comuni del Nord come Oristano, Pordenone, Biella e Campobasso risulta tra le province più economiche d’Italia.
Il dato mostra che il gap tra i costi assicurativi italiani e quelli del resto d’Europa (Germania, Francia e Spagna in primis) si sta via via riducendo: dai 260 euro del 2011 siamo passati, infatti, ai 140 euro correnti.
Posto che esiste ancora una differenza di prezzi tra Nord e Sud del paese, secondo l’IVASS ciò è imputabile al fatto che in Italia si spende troppo per i sinistri, per le quote gestionali e per il margine tecnico della polizza.
Le rivelazioni della Federconsumatori
I dati non convincono Federconsumatori, le cui rilevazioni parlano di costi e divari più alti. L’associazione, denuncia un aumento dell’1,5% dei prezzi delle polizze durante il 2016 con picchi, soprattutto per i neopatentati e per le polizze al Sud Italia, superiori al 15%.
Inoltre, nelle maggiori città italiane (poco cambia se si tratti di piccoli o grandi centri), per un veicolo di cilindrata 1.200 il prezzo di una polizza pagata da un 50enne in 1 classe (quindi la più economica) è del 54% in più rispetto al costo medio monitorato dall‘IVASS.
Le riduzioni delle tariffe RC auto, monitorate dall’Istituto Vigilanza, sarebbero “non solo scorrette, ma anche insufficienti“, per parlare di una effettiva riduzione di divario tra nord e sud Italia.