Nel caso quest’anno vi siete concessi un ponte dell’Immacolata lungo, non dimenticatevi il potenziale sciopero dei benzinai. Potrebbe essere un ritorno ancora più stressante del solito.
L’agitazione è stata proclamata dalle principali associazioni di categoria (Faib-Confesercenti, Figisc-Confcommercio e Fegica-Cisl) da mercoledì 12 a venerdì 14 dicembre. In sintesi lo sciopero è stato indotto per richiedere un potenziale calo dei prezzi dei carburanti, diminuendo il peso economico delle accise, e per rinnovare gli accordi commerciali con le compagnie petrolifere.
I benzinai sono sul “piede di guerra” e hanno annunciato un ulteriore blocco, previsto dal 24 al 30 dicembre, dei pagamenti tramite carte di credito. Una provocazione, che potrebbe causare non pochi disagi visto il periodo natalizio, volta a denunciare la drammatica crisi in cui vertono le piccole e medie realtà che ruotano intorno alla distribuzione dei carburanti. Entità spesso dimenticate dallo Stato, ma che continuano a garantire un servizio capillare che fa andare avanti tutto il paese.
Il presidente della Faib-Confesercenti ha annunciato che la mobilitazione potrebbe rientrare, ma solo nel caso in cui il Governo e le compagnie siano disposte ad accogliere le richieste avanzate. Il dissenso dei benzinai è rivolto principalmente verso gli organi istituzionali, che per decenni non hanno ascoltato e provato a trovare una soluzione al crollo dei consumi dei carburanti (-30% sulla rete ordinaria) ma soprattutto perché hanno messo in “cattiva luce” il settore tassando il prodotto dando via al “caro-carburanti”.
Accuse dirette anche all’industria petrolifera, verso cui c’è un debito di circa 300 milioni di euro, responsabile di non aver investito più nel settore della distribuzione soprattutto nei periodi fiorenti e di aver addossato le problematiche della crisi economica alla filiera della distribuzione. Critiche anche alle campagne sconti, tanto apprezzate dagli automobilisti, che vanno a intaccare l’esigua marginalità dei gestori e non i guadagni delle multinazionali petrolifere.
Lo scioglimento dello sciopero può avvenire solo nel caso in cui vengano accolte le cinque proposte dei gestori, ovvero:
- “individuate risorse e meccanismi che allentino significativamente la morsa costituita dalla pesantissima tassazione imposta alla vendita dei carburanti”;
- “la rimozione di tutti i comportamenti discriminatori che danneggiano i gestori e gli automobilisti, attraverso l’imposizione di condizioni e prezzi dei carburanti palesemente iniqui e anticoncorrenziali”;
- “attuare le politiche di intangibilità del margine dei gestori, vietando l’imposizione di campagne commerciali di marchio onerose, i cui costi vengono indebitamente trasferiti sui gestori stessi, obbligati dal vincolo d’esclusiva”;
- “riattivare i tavoli negoziali e rapidamente rinnovare gli accordi collettivi nazionali aziendali che le compagnie petrolifere si rifiutano di adeguare da anni”;
- “attuare compiutamente le norme sulla gratuità per i gestori e per i consumatori sull’uso della moneta elettronica (carte di credito, pago bancomat, ecc.), vietando e punendo tutti i tentativi di elusione ed aggiramento della legge attuati dal mondo bancario”.
Uno sciopero che mette in luce la difficoltà economica dell’intera filiera di distribuzione carburanti, ma che dovrà svolgersi nel rispetto della regolamentazione del settore. Il Garante sugli scioperi ha tenuto a precisare che dovranno essere garantite un numero di stazioni di rifornimento aperte non inferiore al 50% di quelli aperti nei giorni festivi, sulla rete urbana ed extraurbana, mentre almeno una stazione aperta ogni cento chilometri sulla rete autostradale.
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