Assicurazione auto e scatola nera: Italia leader in Europa
Dietro solo agli Stati Uniti, l’Italia è il paese che più di ogni altro ha accolto l’innovazione tecnologica della scatola nera per l'assicurazione auto.
Sommario
Rivoluzione italiana nel mondo dell'assicurazione auto
Sì alla scatola nera per l'RC auto, no per casa e salute
L’Italia sarebbe, secondo il Cetif, il paese che dopo gli Stati Uniti più di ogni altro ha accolto l’innovazione tecnologica relativa alla scatola nera per l'assicurazione auto. Quali sono i vantaggi? E come influisce questo sul futuro dell'RC auto?
Rivoluzione italiana nel mondo dell'assicurazione auto
Un recente studio effettuato dal CETIF (Centro di ricerca in Tecnologie, innovazione e servizi finanziari) mostra quanto, in Italia, la tendenza a installare le cosiddette “black box” sia una pratica diffusa e consolidata.
Stando alle statistiche, solo nel 2016 sono state installate oltre 5 milioni di scatole nere. Più della metà dei grandi gruppi assicurativi italiani, infatti, vanta nel proprio portafoglio un numero non indifferente di polizze auto basate sull’utilizzo di dispositivi dell'Internet of Things.
Secondo le previsioni nel giro di 8 anni sarà solo il 35% dei cittadini italiani a rifiutarsi di guidare un veicolo equipaggiato con dispositivi connessi quali la scatola nera.
Ancora più evidente è l’evoluzione di questo mercato negli Stati Uniti, dove il numero di contratti assicurativi che prevedono scatole nere e soluzioni all’avanguardia sale mediamente del 45,8% all’anno.
Sì alla scatola nera per l'RC auto, no per casa e salute
Lo studio del CETIF non si è limitato ad analizzare la rivoluzione tecnologica nel mondo dell’assicurazione auto, ma si è spinto oltre, guardando all'intero mercato assicurativo, composto anche dal ramo casa e benessere.
Ponendo particolare attenzione alle dinamiche di mercato che coinvolgono i migliori gruppi italiani (Generali Italia e Helvetica in primis) e analizzando i possibili scenari evolutivi nel ramo casa e salute, CETIF ha riscontrato che la tecnologia fatica a essere accolta dai potenziali assicurati.
L’Italia si terrebbe, dunque, a una distanza sostanziale dagli USA dove invece circa un terzo delle compagnie assicurative offre prodotti all’avanguardia, legati all’uso di wearable (smartwatch, braccialetti hi-tech).
Le ragioni di un simile ritardo starebbero nella poca fiducia verso la tecnologia in questione. Sono ancora tante, infatti, le probabilità di malfunzionamento e i problemi derogabili a causa di una cattiva manutenzione.
Per quanto negativo, questo dato fa ben sperare. Già, perché porta a pensare che quando l’apprezzamento della tecnologia da parte dei clienti non sarà più legato allo sconto sulla polizza bensì alla qualità del servizio, questa entrerà nelle casa di tutti.
La vera rivoluzione sarebbe abbinare assicurazione e bollo alla patente e quindi alla persona che guida, lasciando libertà di possedere più veicoli a 2/4 ruote, e responsabilità civile a chi guida e non a chi possiede lun eventuale veicolo coinvolto in incidenti più o meno gravi. Ovviamente tenendo conto della potenza e dell’uso del veicolo stesso.
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La vera rivoluzione sarebbe abbinare assicurazione e bollo alla patente e quindi alla persona che guida, lasciando libertà di possedere più veicoli a 2/4 ruote, e responsabilità civile a chi guida e non a chi possiede lun eventuale veicolo coinvolto in incidenti più o meno gravi. Ovviamente tenendo conto della potenza e dell’uso del veicolo stesso.
Ciao Tino, grazie per il commento.
In effetti, lo scenario da te immaginato potrebbe essere risolutivo, per quanto distopico. 😀